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Totale Apatia – Il Sentiero Da Trovare

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Totale Apatia - Il Sentiero Da Trovare

Alcuni anni fa il punk sembrava tornato di moda. C’erano molte band pseudo-punk che affollavano le classifiche e che venivano passate da MTV. Allo stesso modo proliferavano gruppi di ragazzi che, imbracciando una chitarra e un basso, amavano definirsi punk.
Sulla distanza è rimasto ben poco, soprattutto perché spesso, dietro la comoda etichetta, si nascondevano solo incapacità di suonare e una rabbia adolescenziale presto archiviata. Il punk non è un genere musicale, è un’attitudine. E non tutti ce l’hanno, l’attitudine punk. Tra quei pochi che possono sbandierarla con orgoglio ci sono i Totale Apatia.
Giunti al traguardo del terzo disco, che si intitola Il Sentiero Da Trovare, i Totale Apatia aggiungono un’altra importante tappa nel loro percorso di crescita musicale. Quasi un’ora di musica per 19 tracce, cinque delle quali sono in realtà intermezzi parlati di Russu, il cantante, e servono a legare tra di loro i vari brani in un discorso unico e piuttosto chiaro: i Totale Apatia gridano la loro rabbia nei confronti del “sistema”, sia esso lo Stato, la famiglia o le convenzioni sociali, il quale ci obbliga a vivere secondo schemi rigidi all’interno dei quali la massima aspirazione è rappresentata dal diventare calciatore o fotomodella.
La vita è un labirinto pieno di angoli oscuri e vicoli ciechi, ma la ricerca solitaria del percorso giusto è l’unica possibilità per l’uomo che non vuole rassegnarsi all’omologazione e alla perdita di dignità.
La filosofia che i Totale Apatia mettono nei loro testi è la stessa che li spinge a continuare a proporre la loro musica, su disco e soprattutto dal vivo, dimensione nella quale danno il meglio, potendo interagire con il pubblico composto spesso da uno zoccolo duro di fedelissimi. Così facendo, restando coerenti a sé stessi, e grazie all’etichetta che li produce, la bergamasca P.O.T.A. Records, hanno cominciato a farsi un nome e cercano di vivere il loro sogno. La loro forza è nella musica, semplice e diretta, rabbiosa, ma anche divertente e contagiosa grazie a ritmo e testi immediati che cercano di coinvolgere l’ascoltatore.
È inutile sottolineare le canzoni migliori di questo disco, primo perché tutti i brani costituiscono un discorso complessivo e secondo perché non è nella logica di una band come questa cercare il singolo o curare una canzone più di altre. Voglio però citare almeno la traccia “nascosta” che chiude l’album (nascosta fino a un certo punto, visto che il testo è riportato sul libretto): Il Sole Di Krishnaji, canzone estiva ed esotica per chitarra acustica e bonghi, un falò sulla spiaggia e via (forse è stata composta proprio su una spiaggia, magari spagnola, chissà).
Infine, un appunto: il libretto! Ma come? Preparate testi, foto e artwork e poi stampate tutto al contrario, cioè stile manga, che per seguire i testi bisogna sfogliare a partire dall’ultima pagina e risalire? Peccato.

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