The White Stripes - Elephant
Si fa presto a dire “garage rock”, si fa presto a dire “lo-fi”. L’ultimo disco degli osannati The White Stripes è un bel disco di rock suonato maluccio e registrato peggio, ma la cosa è voluta, e comunque la forza di Elephant sta nella scoperta di radici, profondamente americane, della musica praticamente di un secolo fa; se è vero che il rock ha già i suoi dignitosissimi cinquant’anni, è vero anche che Jack White (scrive tutto e solo lui) va a pescare nel blues, nel country e nel jazz.
Seven Nation Army l’abbiamo tutti ben presente, talmente abusata da meritarsi anche il remix dance commerciale. Curiosità: il titolo deriva dalla convinzione di Jack, da bambino, che questo fosse il nome di quello che in realtà era il Salvation Army. Be’, tutti abbiamo avuto ’ste cose: io fino a sette anni (forse di più) pensavo che la celebre festa di sinistra fosse la Festa dell’Umiltà. Black Math rockeggia in modo serio, ma Meg alla batteria fa opera di distruzione andando palesemente fuori tempo; se poi fossi nella band, mi porterei da solo in tribunale per plagio: There’s No Home For You Here è uguale a Dead Leaves And The Dirty Ground dal precedente album, White Blood Cells. Ugualmente bella, s’intenda, ma uguale. I Just Don’t Know What To Do With Myself è l’unica cover: appartiene al Dio Supremo della Tradizione Melodica Burt Bacharach. Uno dei pezzi più azzeccati e fascinosi, in verità. In The Cold, Cold Night la canta Meg (meglio alla voce che alla batteria), ed è la prima vera escursione del disco dal “fottuto rock’n’roll”: un pezzo lento, rétro, un po’ blues e un po’ swing, dal tono misterioso. In I Want To Be The Boy To Warm Your Mother’s Heart (titolo grandioso, non c’è che dire) Jack si mette al pianoforte e si traveste da Elton John. Altro inserto strano, questo brano, non me l’aspettavo. C’è poi un’altra “fuga” in favore del country/folk surreale, à la Fratello, dove sei? per intenderci, di You’ve Got Her In Your Pocket. Hard rock potente estratto dal blues è invece Ball And Biscuit, lunga più di sette minuti, con giro di accordi classico e un occhio (badando di non essere blasfemi) ai Led Zeppelin. The Hardest Button To Button spacca, ma bisogna che qualcuno spari a Meg prima che possa stuprare ancora il concetto di “andare a tempo”. In Little Acorns c’è un minutino iniziale di commento vocale da parte di un ospite maschile, Mort Crim, poi è forse il pezzo più pesante, con stacchi quasi heavy metal. Hypnotize è un fulmine di neppure due minuti, veloce, molto punk-beat, stile The Hives. Il senso di “già sentito” che si prova ascoltando The Air Near My Fingers è talmente forte da essere quasi imbarazzante; conosco pezzi degli Status Quo prima maniera (fine anni Sessanta) con lo stesso ritmo e gli stessi accordi. Ma tant’è. Ha addirittura l’organo Hammond di sottofondo, e finisce in dissolvenza! Caso unico nell’album. Si chiude con altri due titoli meravigliosi: Girl, You Have No Faith In Medicine viaggia ed è bella incazzosa, ecco il famoso “punk blues” di cui tanti parlano per riferirsi alla musica dei due finti fratelli (in realtà ex-coniugi); Well It’s True That We Love One Another ospita invece una presenza femminile, Holly Golightly, che dialoga canticchiando prima con Jack, poi con Meg, parlando del fatto che i tre si vogliono bene come fratelli e, insomma, mettendo in scena una metacanzone sulla situazione sentimentale del gruppo. Questo pezzo country/blues si chiude con qualche timido applauso autocelebrativo, e così finisce il disco.
Elephant è l’album della vostra vita se siete dei “fenomeni biondi” di uno e ottanta per quaranta chili che si fanno di brown sugar e Cristal d’annata dopo (o anche prima) essere salite in passerella per Armani; se invece siete dei comuni rocker mortali, è un bel disco di rock’n’roll che non cambierà il mondo ma che è meglio che ci sia, se non altro perché, finché i due esisteranno, ci sarà quel geniaccio di Michel Gondry che girerà i loro videoclip (e Gondry è snob quanto i “fratelli” White, se non di più). Provare per credere: il fantastico video di The Hardest Button To Button (ma ’sto titolo, che diavolo vuol dire?).
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