Stato Liqido - Just Still
Ho già ascoltato diverse volte questo demo degli Stato Liqido, da quando Luca, il loro chitarrista, me l’ha fatto avere. Ho concluso da tempo che non mi piace, tanto perché sia chiaro subito, per tutta una serie di motivi, alcuni oggettivi e altri molto soggettivi. Eppure, continua a essere il disco che metto su a volume fastidio quando rientro a casa dal lavoro, ci sta proprio bene.
Luca mi aveva anticipato che facevano crossover e nu metal, per cui mi ero preparato a una versione nostrana di Limp Bizkit e Linkin Park, invece il crossover che esce dalle casse dello stereo continua a ricordarmi i Suicidal Tendencies, maledizione. Questa cosa mi crea personalissimi moti psicologici che sicuramente inficiano la mia recensione, forse dovrei smettere di scriverla, ma in fondo voglio dire la mia su questo disco.
Che picchia, urla, si sente male, cambia umore a ogni pezzo esattamente come ci si può aspettare da un demo autoprodotto da un gruppo di studenti votati al rock pesante. E questo, anche se non sembra, è un dannato complimento, perché in realtà è il primo disco che sento da molto tempo che suona come un demo autoprodotto da un gruppo di studenti votati al rock pesante. La cosa mi piace! Chi se ne frega se la chitarra si sente scarica anche alzando il volume, se la batteria è troppo esposta, se alcune canzoni (si ascolti la settima) non finiscono mai continuando sull’alternanza momento-lento/rovescio-temporalesco tipica del nu metal per due o tre volte di troppo, se la cassa del computer scoppietta ogni tanto. Basta critiche: c’è un sacco di energia in queste canzoni, la voglia di esprimere tutte le proprie emozioni e di farlo qui e ora.
L’album si apre con una sirena da allarme antiaereo e poi via un bell’attacco chitarroso stile Rage Against The Machine. Ci si riallinea presto sugli stilemi del crossover limpbizkitiano, ma il tentativo di essere originali paradossalmente porta gli Stato Liqido su un funky da Red Hot Chili Peppers, mentre il rap del cantante scivola verso i Cypress Hill e, quando canta in italiano, verso i 99 Posse. Insomma, l’effetto paradosso è inevitabile nell’ascoltare ragazzi così giovani creare suoni tanto vintage, eppure il genere dovrebbe essere tutto sommato nuovo (non fosse altro che per il prefisso nu) e loro, per distaccarsi dai cliché, tornano indietro di quindici anni.
I testi, ovviamente molto inkazzati, in italiano, ma anche in inglese, virano parecchio sul personale. C’è anche spazio per la quasi ballad (Chiara) e per, udite udite, un arpeggio ruffiano come neanche i Poison (A.C.) (lo vedi? Basta gruppi anni Ottanta-Novanta, è un problema tuo). Niente di scontato, dunque, per gli Stato Liqido e il loro demo che dimostra davvero le potenzialità di un bel gruppo solido e che può migliorare molto.
Note ultrapositive per l’entusiasmo e la voglia di sbattersi a tutti i livelli: composizione (solo pezzi originali), esecuzione, produzione totale: dalla registrazione alla grafica, dal sito web alla distribuzione.
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