Queens Of The Stone Age - Songs For The Deaf
“Canzoni per i sordi”: questo il titolo del terzo album dei Queens Of The Stone Age, e il motivo si intuisce quando, dopo un minuto di rumori radiofonici, il gruppo rompe gli indugi e sferra l’attacco direttamente allo stomaco dell’incauto ascoltatore, attacco che proseguirà con la stessa foga ed energia per tutta la durata del disco.
Questo non significa però che l’album sia monotono, anzi; la melodia è tenuta in grande considerazione e le canzoni sono fin troppo orecchiabili, nel senso che si fissano in testa dopo pochi ascolti e poi diventa difficile liberarsene.
La caratteristica principale del sound è il contrasto tra la sezione ritmica che non conosce pace, trascinata dal basso potente di Nick Oliveri e dalla batteria di Dave Grohl (Nirvana, Foo Fighters), e il cantato del leader e chitarrista Josh Homme che si alterna con Mark Lanegan (Screaming Trees) con tonalità melodiche e ripetitive.
In effetti l’idea complessiva che ho del disco (forse influenzato dalla grafica) è di aver ascoltato i lamenti dell’angelo caduto, Lucifero, scagliato all’inferno a far compagnia agli indemoniati componenti del gruppo: provate ad ascoltare First It Giveth o A Song For The Deaf sotto questa luce. Attenzione, però, agli episodi più rabbiosi, come il brano d’apertura Millionaire o Six Shooter.
Infine non si possono non menzionare brani atipici come le due hidden track: Mosquito Song è una meravigliosa ballata con arrangiamento orchestrale, l’ideale per riprendersi dalla furia che l’ha preceduta, mentre Everybody’s Gonna Be Happy è una specie di scherzo surf con tanto di battiti di mani ad accompagnare il ritornello.
Un disco da ascoltare, insomma, e poi provate a dirmi di che genere è: metal, punk, grunge? Magari stoner, a patto che mi sappiate dire cosa vuol dire, del resto loro sono i primi a rifiutare questa etichetta; oppure prendetelo come puro e semplice rock e rischiacciate il tasto play.
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