Minimal Tuesday - Volume One
Tolgo dal lettore l’album dei Kings Of Convenience e metto Volume One, il disco dei cremonesi Minimal Tuesday. Il passaggio è tutt’altro che traumatico: atmosfere rilassate, suoni curati in maniera maniacale e una produzione sorprendente, soprattutto considerando che l’album è stato registrato in modalità bona la prima (come riporta il libretto minimale, appunto).
I Minimal Tuesday rinunciano a far colpo con cavalcate elettriche e assoli, a stordire con distorsioni e bassi viscerali. È il mare l’elemento a cui penso ascoltando il disco: un mare invernale continuamente scosso dalla marea montante di percussioni e batteria. Un mare sulla cui superficie si rincorrono le onde grandi e piccole di chitarre e piano. Onde che cambiano, crescono, tornano su loro stesse, si inseguono e si fondono con delicatezza. E la voce fluttua su questo oceano sonoro come un vento, soffia controllando i loop che promettono di proseguire all’infinito e gli effetti che guizzano estemporanei. Ogni canzone svela nuovi suoni, nuovi percorsi. Ascoltando il disco, o assistendo a uno dei loro concerti, si può giocare a scegliere una rotta da seguire, un suono particolare, uno strumento. Oppure si può andare alla deriva tra i fiordi della Norvegia dei Kings Of Convenience, certo (Dry Rain), ma anche sulle rive dell’Islanda dei Sigur Rós e di Björk (By My Side), sulle scogliere inglesi degli Starsailor (Last Wish) o, perché no?, sbarcare sulle rive latino-padane dei Magic Sounds Of Biscuits (But Today). I Minimal Tuesday lavorano sulla melodia, sulle armonie, su ogni singolo suono, alla ricerca dell’alchimia perfetta, senza alibi. Quello che ottengono in questo album sono sei piccole perle pop. Pezzi di artigianato musicale da regalare a chiunque, ma che non tutti potranno apprezzare.
Perché queste canzoni sono impossibili anche da sentire, se prima non si rinuncia alla frenesia, alla fretta e al frastuono per dedicarsi alla ricerca faticosa di una fragile felicità.
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