Ben Harper And The Blind Boys Of Alabama - There Will Be A Light
Dicembre 2003. Ben Harper sta completando il trionfale tour europeo con tre giorni di concerti a Parigi-Bercy. Nell’ultima di questa serate lui è l’headliner di un festival al quale partecipano anche i leggendari Blind Boys Of Alabama.
I tre arzilli vecchietti (tutti oltre la settantina) non hanno esitazioni ad abbandonare la routine e a tirare oltre la mezzanotte in attesa dell’esibizione di Ben (che ammirano nonostante la sua cover di Sexual Healing, che ritengono canzone troppo licenziosa).
Ebbene, capita che qualcuno dello staff li inviti ad assistere al concerto da dietro al palco e che qui Ben Harper li incontri in attesa di rientrare per i bis. Il mezzo sangue californiano (padre nero e madre ebrea lituana) non si fa scappare l’occasione e invita a cantare i tre “ragazzi ciechi” (che, sia chiaro, sono ciechi veramente) sul palco insieme a lui. È un tripudio!
Poco dopo entrambi i gruppi tornano in America e sull’onda dell’intesa nata a Parigi si sviluppa l’idea di una collaborazione che dovrebbe portare Ben Harper a scrivere due o tre canzoni per il nuovo disco dei Blind Boys Of Alabama. Dalla prima sessione di fine gennaio escono già cinque canzoni; a metà marzo, dopo un’altra sessione di otto giorni di registrazione, c’è un intero disco da dare alle stampe. Venerdì 17 settembre 2004, There Will Be A Light esce in tutto il mondo.
Un disco pieno di suggestioni gospel, blues, roots e spiritual. Un distillato di quella tradizione musicale che, nata tra gli schiavi neri, ha creato e influenzato, attraverso le sue infinite derivazioni, buona parte della cultura americana del XX secolo. Un disco pieno di bellissime canzoni che emozionano soprattutto per la sincerità e la passione che lasciano trasparire.
Qualcuno ha definito questo disco “l’album della maturità” di Ben Harper, ma forse solo perché non ci si aspettava un cambio di rotta così deciso dopo il successo “pop” ottenuto con Diamonds On The Inside. Ben ha già dimostrato di essere un artista, e prima ancora un uomo, maturo e dai profondi valori e principi. Con questo disco aggiunge un pezzo prestigioso ad una carriera che l’ha già portato a fare tutto e il contrario di tutto, ma sempre con lo stesso rispetto per la musica e per il pubblico che dimostra in questo lavoro.
Da un punto di vista strettamente musicale voglio sottolineare la differenza di temi e arrangiamenti tra le canzoni delle due sessioni e citare in particolare i brani della prima sessione, quella di gennaio, dove più profonda si sente l’influenza dei Blind Boys Of Alabama e la spontaneità del processo creativo. Brani dai titoli e dai temi molto “tradizionali” e religiosi: Church House Steps, Pictures Of Jesus, il traditional Mother Pray, There Will Be A Light e la bellissima, trascinante e conclusiva Church On Time ci portano di filato negli scenari di quell’America rurale e nera che lottava contro povertà, schiavitù e discriminazioni anche solo con voce e tamburelli e che in un modo o nell’altro tutti conosciamo. Scenari che hanno imbevuto anche la nostra cultura, tanto che persino noi, paradossalmente, possiamo permetterci di averne nostalgia. Ecco la magia di questo disco, ecco la magia di Ben Harper And The Blind Boys Of Alabama.
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