Beck - Guero
Ogni album di Beck è sempre atteso con trepidazione da chi naviga poco volentieri nell’oceano della musica mainstream, anche se qualcosa lo si è imparato, con il tempo: l’alternanza tra ritmo e relax nelle le sue uscite.
Guardiamo il penultimo: Sea Change. Veramente rilassato. Logico quindi aspettarsi un album musicalmente all’opposto. E in più la coproduzione con i Dust Brothers (come in Odelay!) lascia ben sperare in tal senso.
Bene, probabilmente l’intenzione non è questa, perché, se così fosse, l’obiettivo non sarebbe centrato, almeno non in pieno. Si parte infatti a spron battuto con E-Pro, una canzone che sembra, a posteriori, fatta apposta per confermare quanto precedentemente accennato: semplice e un po’ sporca, con un coretto «Na na na» che più orecchiabile di così non si può (la heavy rotation su MTV è assicurata…), e poi Qué Onda Guero, una specie di hip hop (non so come altro definirlo) ispanico che sembra uscito da Odelay!
Le canzoni successive sono certamente suonate bene e presentano apprezzabili scelte strumentali, ma essenzialmente mancano di mordente, di quella specie di “schizofrenia” musicale a cui Beck ci aveva abituato, quando non sono proprio permeate di quell’atmosfera eterea e ovattata che aveva caratterizzato Sea Change, con Scarecrow e Farewell Ride che si differenziano un po’, seppur in maniera diametralmente opposta.
Con questo disco viene confermata l’indiscutibile capacità compositiva (e, superficialmente, vocale) di Beck (occorrerebbe un ascolto più approfondito per un giudizio sui testi…), ma si rimane un po’ con i piedi per terra, senza battere il tempo.
A discolpa di Beck, è evidente come l’artista sia per tutti (me compreso) in competizione subliminale con il suo passato: un atteggiamento poco corretto nei confronti di un disco come Guero, che comunque dimostra chi sa fare musica (Beck) e chi no (inserite un nome a piacere).
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