Salone del Libro 2005

Fiera Internazionale del Libro di Torino, 07/05/2005

E allora si parte, doppia coppia, verso il Piemonte, correndo sul jeeppone che ci porta da Piacenza alla Fiera Internazionale del Libro di Torino, evento cultural-mondano che preannuncia quello sportivo ben più significativo delle prossime Olimpiadi Invernali. E Torino si affaccia sul mondo come fosse capitale. E noi ci tuffiamo di testa in questa manifestazione che accoglie ogni anno folle di appassionati e di curiosi in cerca di diversivi o soltanto di un’occasione per incontrare personaggi pubblici. Sono previsti appuntamenti intriganti, quest’anno, lo leggo sul programma: Massimo Carlotto, Enrico Brizzi, Sabina Guzzanti, la coppia Travaglio e Lodato, Piperno, il trio di registi VirzìFerrarioChiesa, Giuseppe Culicchia, Antonio Moresco, il confronto GrilloStiglitz, la rassegna In Lingua sulle voci d’altri Paesi. Ci sono anche appuntamenti minori, come l’incontro con Gianluca Morozzi, quello con Andrea Pinketts, gli incontri con gli sportivi Chechi e Ferrara e quelli con i comici Balasso e Ficarra e Picone, e un’apparizione persino della lolita del mondo letterario italiano, quella Melissa P. che furoreggia dopo le indiscrezioni sul film che stanno girando, tratto dal suo lavoro. Molte persone vanno al Lingotto per questi appuntamenti. Io ci vado perché alle 18:30 c’è Jorge Valdano, ex bomber del Real e della Spagna, che presenta un libro sul fùbal. Cerco l’autografo.
Comunque arriviamo, zona Lingotto, mattino ore 10:00, apertura cancelli. C’è una coda già consistente, ferma sotto il sole. Aspetto dei pass che non arriveranno in tempo (per problemi logistici), e così paghiamo l’accesso, 7 €. Non è molto, ci può stare. Dentro è un macello abbastanza regolare, abbastanza disciplinato ancora. La giornata però parte male, volevo vedere Carlotto ma era alle 10:30, la coda me lo fa perdere. Soffoco la delusione pensando che stasera alle 18:30 incontrerò Valdano, dovremo stare qui tutto il giorno ma c’è tanto da vedere, e molti punti ristoro dove reperire panino & cola e qualche caffè rassodante. Così giriamo un po’ a caso, mentre il macello diventa sempre più caotico a mano a mano che l’orario corre e che l’aria si fa più irrespirabile. E incontro Francesco, il mio editore milanese, che mi presenta la sua nuova fiamma, Francesca, eccesso di fantasia.
Frà mi racconta che la Fiera quest’anno è povera di contenuti, c’è molta gente ma appuntamenti già visti, niente di nuovo, nessuna promozione. Pare deluso. Allora vado a cercare Paolo, ex compagno di concorso letterario, che promuove qui al salone il nuovo libro uscito per minimum fax. Al loro stand l’addetto mi dice che Paolo era qui ieri, che oggi non c’è, è tornato a Milano. Gli mando un sms, gli scrivo che prendo il suo libro e se non mi piace me lo rimborsa. Mi risponde dopo un attimo di farlo leggere alla mia donna, che poi parla con lei. Amo queste sottigliezze acide tra scrittori emergenti. Poi vado a cercare Gianluca Morozzi da Fernandel, ma l’addetta dice che probabilmente è ancora in albergo a letto, che lui fa le ore piccole. Allora bambanno in giro con la Pupina e l’altra coppia, gli amici Popoito & Elenina, bambannare significa che giriamo a caso senza meta, osservando, molto blandi. E capitiamo tra le braccia di un duo senza precedenti in piena conferenza: Enrica Bonaccorti e Oliviero Beha! Lei è color plastica bianca, lui è grigio topo. Elenina si lascia trascinare nel tunnel e si siede ad ascoltare, noi proseguiamo. Persa una. Dopo due incroci e la visita agli stand di Meridiano Zero e Marco Tropea Editore, ci troviamo il passo sbarrato da una gigantografia di Melissa P. che ci terrorizza. La Pupina ne approfitta e telefona all’eporediese amico Giamma. «Sono da Fazi», gli comunica. «Compra Io no, di Licalzi!», risponde il gigante tiratore di arance di Ivrea. La mia donna si ferma ad acquistare in silenzio il libro. Persa la seconda. Io e Popoito proseguiamo il bambanno, giriamo un angolo e ritroviamo Francesca, la bella nuova fiamma del mio editore milanese Francesco. È appollaiata in divisa rossa dietro un bancone della Toro Assicurazioni. «Ciao Francesca!», la saluto con la manina. Lei sorride. «Ciao a te», risponde, «ma io mi chiamo Federica!». Abbasso la testa, Popoito mi fissa in silenzio mentre proseguiamo lungo il corridoio K del 2º padiglione. «Te sei un grande», mi fa quieto. «Sono uguali», faccio mesto. Incrociamo Lorella Cuccarini in un capannone con le tendine che parla a un microfono. La fissiamo. Popoito si avvicina dicendo «Magari parla di Scavolini, sai, io e l’Ele dobbiamo cambiare la cucina», e mi lascia da solo. Perso il terzo. Bambanno da solo. Passano personaggi strani, soprattutto uomini maturi, grassocci, démodé e un po’ trasandati, che ti vien da pensare possano magari essere scrittori che hai letto e non lo sai. Poi passa una coppia male assortita, lei giovanissima mora, magra, bianca e tutta pitturata in viso, vestita trendy, aria da “facile”. Lui più classico, vestito bene, brizzolato ma non vecchio, sguardo furbo da gaucho. Ritrovo Elenina, di ritorno dalla Bonaccorti, mi si affianca senza parlare e bambanniamo assieme.
Capitiamo in un altro spazio aperto, il Caffè Vergnano, dove Marcello Lupoi ed Enrico Brizzi parlano di un libro illustrato in uscita. Brizzi parla dei fumetti anni ’70, è sbarbato e con una giacca da cinquantenne, è scarno e basso. «Ieri aveva la barba e faceva più bella impressione!», ci rivela una voce alle nostre spalle. È Gianluca Morozzi, appena svegliato, ha una birra in mano. Parliamo un po’, Come va? Ma sì, bene, eccetera. Mi racconta del film che stanno ultimando tratto dal suo Blackout, mi dice «Dopo ho una presentazione, vieni? Dai che mi fai qualche domanda». Lo guardo bene, ci penso. «Vengo sicuro», dico, e mi allontano con Elenina. Ritroviamo la Pupina e ci avviciniamo allo stand di Scritturapura. La Pupina telefona a Giamma. «Scritturapura!», sussurra. «Cardiff Dead di Williams, 16,20 €!», risponde l’eporediese. Preso il libro e ripersa la Pupina. Ci incrocia Brizzi, lo fermo per un braccio, mi guarda allarmato. «Ciao Enrico», gli dico, «tu non mi conosci ma io quattro anni fa ti ho spedito il mio libro a casa, non mi hai mai fatto sapere nulla e io per questo ti odio abbastanza, ma non voglio farti niente, solo che magari se me lo rispedisci ne ho una copia in più, che quella lì è stata spesa male, mi pare». Mi fissa, non credo abbia afferrato il concetto, dice «Lo leggo e ti faccio sapere, dai», e si allontana.
Ritroviamo Popoito che ritorna con una borsa piena di libri e gadget per bambini, ha trovato lo stand di Coraini e ci ha lasciato giù il bancomat. «Terribile», dice alla moglie, «ho comprato delle cose che se le vede la bambina mi dice che son fuori!», ed estrae e ci mostra un rotolo di scotch trasparente con su disegnati gli esagoni bianchi e neri da pallone di calcio, per costruire fùbal di carta per giocarci in casa. Intanto torna la Pupina, affiancata dalla coppia male assortita di prima. Osserviamo la ragazzina. «Chi sa chi è la zoccoletta, neh?», dice un torinese sui trenta, osservando il passo blando e sculettante della giovinetta. Quindi finiamo in uno stand dove il biondo Daniele Bossari è circondato da ragazzine adoranti, lui è molto sportivo nel suo binomio giacca classica/scarpe ginniche di marca, molto bello e sorridente. Gli si avvicinano due loschi in jeans, uno magro con lo sguardo gaio e uno grosso con lo sguardo da pugile. Il gaio gli dà la mano, il Daniele la stringe sorridendo, gli dice «Grazie di essere venuti», ma il magro dice «Volevo stringere la mano a quello che si fa la Filippa!». Bossari sorride ancora, ma meno. «Che cazzo ridi?», gli dice allora il grosso. Il Daniele smette di ridere e si allontana, ferito nell’orgoglio. Intanto passa il mio editore milanese Frà e mi dice «Quella là è Melissa P.!», noi ci giriamo ed è quella trendy pitturata che sculetta. «E lui è l’editore Fazi!», aggiunge indicando il maturo al fianco della diva. La cosa non ci sconvolge più di tanto.
Passano così circa quattro ore condite da una sosta panino & cola in un parcheggio di cemento assolato accanto a cassonetti e in mezzo ad altri affamati. Vengon le 15 e non ce la facciamo più, il macello ormai è devastante, l’aria satura di odori e calura. Decidiamo per il ritorno. Addio a Valdano e al suo glorioso passato. «E la presentazione del tuo amico Morozzi?», mi chiede Elenina, mentre la Pupina finisce nello stand di Voland. «Chi?», chiedo, e ragiono che in questa jungla che è l’editoria le conoscenze e le amicizie sono davvero un filo sottile. La Pupina è al cellu, sento un vocione da tiratore di arance che le dice «Le catilinarie!», e vedo la mia donna acquistare il libro della Nothomb.
È stata un’edizione particolarmente legata all’incontro tra scrittura e altri canali mediatici, soprattutto quello televisivo, non ci sono stati grossi scrittori, non c’è stata nessuna promozione sulla vendita di libri, né nessuna reale nuova uscita importante, ho pagato 7 € di ingresso, 7 € per mangiare e 32 € di libri e penso che quei ragazzi che ho visto rubare libri negli stand (e ne ho visti parecchi) abbiano fatto bene a farlo. Tuttavia è sempre un bell’immergersi. Mantova però, col suo Festivaletteratura di settembre, mi pare ancora tutt’altra cosa, tutt’altro fascino, e sarà il caso che inizi a informarmi del programma di quest’anno.

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Andrea Cisi

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