Incontro al Klejnot, Crema (CR), 24/04/2006
Il 24 aprile scorso si è tenuto, al Klejnot di Crema, un incontro con gli scrittori Andrea G. Pinketts ed Edoardo Montolli.
La serata, organizzata dal meritorio ente culturale cremasco Caffè Letterario, avrebbe dovuto vedere una sorta di match pugilistico tra i due autori, una sfida scherzosa che avrebbe dovuto contrapporre i due scrittori sul campo comune dei thriller e dei romanzi di inchiesta. In realtà l’amicizia e la stima tra i due è tale e tanta che la sfida, per quanto scherzosa, è fallita immediatamente. La serata non ha comunque perso il suo interesse, anzi il numeroso pubblico ha potuto scoprire che tra il più famoso Pinketts (personaggio ormai anche televisivo) e il quasi esordiente Montolli ci sono più affinità e punti di contatto di quanto ci si potrebbe aspettare. Il filo del discorso dei due ha ripercorso le rispettive vicende umane e professionali, evidenziando comuni percorsi che partendo dal giornalismo di inchiesta – quello vero, ci tiene a precisare Montolli, non quello de Le iene – approdano al romanzo noir e alle librerie.
Pinketts sforna libri a ritmo serrato da quasi quindici anni, l’ultimo è L’ultimo dei neuroni. La leggenda dei pellerossa del cervello, mentre Montolli, che incidentalmente è forse il critico più ferrato sull’opera di AGP, ha presentato da poco il suo Tribù di notte. Viaggio nelle ultime perversioni di tendenza, come recita il sottotitolo.
La serata scorre via allegra sospinta dalla verve di Pinketts e dalle storie non proprio ordinarie che i due evocano e che fanno capire che quello che finisce nei loro libri è reale ed è solo una parte della realtà con cui entrano in contatto, a volte anche insieme. Molti dei fan dei romanzi pinkettsiani sobbalzano alla rivelazione che almeno due personaggi che affiancano Lazzaro Santandrea, il detective protagonista, sono semplicemente la trasposizione su carta di persone reali. Qualcun altro stupisce quando Montolli racconta episodi di vita notturna vissuti con Pinketts, ai limiti del pulp.
Alla fine di una serie di rimpalli di storie, battute e racconti, si è grati di non aver assistito all’annunciata sfida perché è chiaro a tutti che i due, pur diversissimi per immagine, carattere e – diciamolo – fama, sono uno l’alter ego dell’altro e non avrebbe avuto senso contrapporli.
Alla fine quello che resta è il piacere dell’immersione in una sfera culturale e letteraria ben lontana dallo stereotipo cerebrale e introspettivo (ma chi conosce almeno un libro di Pinketts può immaginarlo) e la voglia di prendere (o riprendere) in mano i libri dei due per ritrovare su carta parte dell’universo evocato dagli autori in una piacevolissima ora cremasca.
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