Asso di coppe
Il Nec Ente è l’asso di coppe perché salta sempre fuori. Abiti a Cremona? È sabato? Bon, tu dal Nec Ente ci passi o ti viene sempre proposto di andarci. Qualcuno rifiuta, qualcun altro ci va.
Il parcheggio
È una menata perché se c’è tanta gente devi scegliere tra molte opzioni: il parcheggio del cimitero (tranquillo, comodo e macabro), il parcheggio del retro (anche se non piove ci sono pozzanghere con rami che volgono a mezzogiorno), il parcheggio davanti (che quando esci trovi la macchina stropicciata), il parcheggio «quello che conosco io» che conoscono tutti (quello dove ci sono le aziende là dietro di là).
Guardia di Porta e Mastro di Chiavi
Prima di entrare bisogna superare i due Zuul succubi di Gozer (vedi foto) all’ingresso che non si spostano mai da lì. Non ti dicono nulla, a volte addirittura «Ciao». In questo caso gli sei simpatico e non ti picchiano. Se sei una femminuccia vengono al bancone a provarci con te. Un fischietto a ultrasuoni dovrebbe bastare ad allontanarli.
La bolgia
Al Nec Ente c’è sempre una marea di gente che si chiede perché è lì. Questa è la cosa più bella del locale. Fai due passi tra ascelle e capelli ossigenati e cominci a capire gli sguardi di terrore e spaesamento della gente. «Ma perché sono qui? Perché anche questa settimana?». Anime dannate punzecchiate da demoni che fanno cocktail da 7 € e da arpie che si agitano a caso per mettere in mostra le loro tette nuove e i capelli freschi di parrucchiera. Per non parlare della pista. Sì perché il Nec Ente è un disco pub. Che cosa significa? Nulla, non significa nulla… Non è un posto in cui vai a bere una Guinness e ascoltare l’ultima canzone dei Dubliners. È un modo intelligente per chiamare un locale che non è una discoteca, non è una sala per concerti, non è un bar, ma vuole essere tutti e tre. E, a mio parere, non ce la fa.
Uno va a ballare, se gli piace ballare, per muoversi a tempo di musica (penso sia questa la definizione ufficiale Zanichelli). Ma lì non c’è spazio. Bambine sedicenni con le tette fuori che si strusciano contro bambini sedicenni unti e brufolosi che hanno le movenze dell’omino Michelin, qualche trentenne che cerca la patata, molte trentenni che cercano il manico e tutti schiacciati l’uno contro l’altro cercando di essere schiacciati contro qualcun altro.
Geniale. Il Nec Ente è fantastico, io mi ci diverto una marea.
Il biliardo
Al Nec Ente puoi giocare a biliardo. Ma: ce ne sono due, uno è sempre stato rotto. Sempre. Ogni anno rifanno il locale, cambiano le luci, dipingono le pareti, ma non riescono a far aggiustare quel cazzo di biliardo. Se vuoi giocare a biliardo, la dinamica è questa. Attenzione.
1. Andare dal barista e dire urlando: «Voglio giocare a biliardo». Il barista se ne va.
2. Urlare al barista «Biliardo».
3. Il barista ti chiede la carta d’identità e quante partite vuoi fare. Tu dici, mettiamo, «Due».
4. Il barista ti chiede 5 € per partita, in questo caso 10 €. Ti dà: scatola con le biglie e, attenzione, tre gettoni.
5. Giochi la prima partita, recuperi le biglie con il gettone numero 1, giochi la seconda partita, recuperi le biglie con il gettone numero 2, giochi la terza partita e vai dal barista a chiedere la tua carta d’identità.
6. Scopri che il terzo gettone serviva per recuperare le biglie da portare al barista per avere la tua carta d’identità.
7. Allora vai al biliardo, parli con lo stregone che ti dà l’amuleto per evitare i fantasmi del secondo schema. Uccidi il mostro che ti dà la chiave blu. Con la chiave blu apri la porta dell’ultimo livello.
8. Verso le tre hai finito il gioco.
Chiavi di interpretazione
Puoi interpretare il Nec Ente in due maniere fondamentali: o lo vivi in maniera naturale, ed entri a far parte della schiera di dannati che viaggiano sull’Acheronte, o dal punto di vista dell’indagine sociologica. E allora passi la serata a divertirti un casino.
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