My Guitar Wants To Kill You

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Steve Vai – Live @ Vox, Nonantola (MO), 24/09/2005

Si attende una serata di grande rock qui al Vox, centinaia di persone attendono di vedere e sentire «Il più grande chitarrista rock vivente», Steve Vai.
Jonny e io siamo arrivati da un po’, ma abbiamo preferito evitare la calca fuori del locale, tanto i biglietti sono già in tasca. Alle 20:20 la fila sembra essersi ridotta e noi abbiamo fatto fuori birre e panini, dentro.
Il Vox fa subito una gran bella impressione, è pieno di gente, ma anche restando lontani si vede bene il palco, ci spingiamo un po’ avanti guadagnando posizioni senza difficoltà, ci si potrebbe fare un’altra birra e tornare successivamente, tanto sono solo le 20:30.
E invece, a sorpresa e con mezz’ora di anticipo sul previsto, ecco salire sul palco la “spalla” della serata: Eric Sardinas. In un attimo veniamo catapultati in un ciclone blues, Eric è un satiro e sembra avere il fuoco nelle vene. La sua musica ricorda Stevie Ray Vaughan e c’è chi dice che se fosse vissuto ai tempi di Jimi Hendrix gli avrebbe dato filo da torcere.

Per due volte stacca l’amplificazione per far sentire come violenta le corde, e si sente fino in fondo al locale! Un pezzo viene suonato usando una bottiglia di birra per fare slide sulle corde. Esce dopo mezz’ora e rientra a torso nudo mostrando i suoi tatuaggi paura sul petto e su tutta la schiena. Ringrazia in italiano («Grazie mille»), poi scende dal palco e comincia a girare in mezzo al pubblico che impazzisce. Per capire dove si trova Eric basta seguire i movimenti della folla che sembra un branco di pesci all’inseguimento del plancton.
Davvero scatenato. Dopo cinquanta minuti di furia se ne va tra gli applausi di tutti.
Come inizio non c’è male. Si capisce che qualche ragazza (sì, le donne amano Sardinas) è venuta solo per Eric e si defila, comunque soddisfatta qualunque cosa verrà dopo. Per gli altri, le già grandi aspettative stanno raggiungendo livelli parossistici. Dopo questo “aperitivo”, cosa combinerà Vai?
Beh, non bisognerà aspettare molto per saperlo, dopo meno di quindici minuti ecco prendere posto alla batteria Jeremy Colson, salutato da una selva di urla esultanti: Jeremy si presenta a torso nudo, muscoloso e ultratatuato, capelli corti in piedi e pantaloncini da basket molto street style. Subito dopo entrano Dave Weiner (seconda chitarra) e Tony MacAlpine (tastiere e seconda chitarra solista), in jeans e maglietta, Tony sfoggia anche un ridicolo cappellino oxfordiano. Mmmhhh. Ma ecco materializzarsi sul palco Billy Sheehan, il più grande bassista rock del mondo, fisico superatletico, capelli lunghi raccolti in coda, canottiera nera e pantaloni di vinile rossi, grandioso!
Le luci illuminano lo sfondo scenografico, un telone grosso quanto il muro, che riproduce la copertina dell’ultimo album di Vai, Real Illusions: Reflections, un volto stilizzato di ragazza giapponese con decorazioni floreali rosse e nere su sfondo bianco. I ragazzi cominciano a suonare dando inizio all’orgia che si concluderà solo dopo due ore e mezza e, finalmente, entra lui: Steve Vai, pantaloni e giacca alle caviglie, entrambi neri, entrambi con decorazioni di rose rosse e bianche che si arrampicano sul lato sinistro riprendendo il tema grafico della scenografia. Chitarra a due manici e via.

Un’orgia dicevo, sì perché tutti fanno l’amore con i rispettivi strumenti e non disdegnano neanche gli scambi di coppia! Steve va dietro Billy e gli suona il basso, Billy replica suonando (bene) la chitarra di Steve con la mano dietro la schiena. Steve Vai è istrionico, tira fuori dalla chitarra suoni impossibili, la fa parlare, piangere e gridare e intanto non stacca gli occhi dal pubblico, recitando con tutto il viso, si diverte un casino e si vede: strabuzza gli occhi, modula la bocca in sincrono con la chitarra («Uauuauuuaaaaaa uuiiiuuuu uauauauaua uuuuuuuuu»), sorride, fa linguacce. E non c’è solo lui: scatta la battaglia con Billy al centro del palco, prima si sfidano a colpi di assolo, poi si fanno i dispetti tirando ognuno le corde dell’altro.
Dopo l’ennesima dimostrazione di forza e bravura, Steve presenta «i miei ragazzi»: «Keep your eyes on Tony», «Who’s the greatest bass player in the world?». «Billy!!!», risponde il pubblico compatto. Billy fa finta di zoppicare perché è un vecchietto (52 anni). Ancora un pezzo in cui tutti si scatenano e il commento non può che essere: «State ascoltando la miglior band del mondo».
Nel corso del concerto, Vai uscirà diverse volte per cambiarsi lasciando spazio, uno alla volta, ai virtuosismi dei suoi partner. Comincia Weiner con prodezze su una chitarra acustica e su un sitar, poi ci sarà spazio per il viaggio psichedelico delle tastiere di MacAlpine, e per ben due volte la scena sarà tutta di Jeremy Colson che con la batteria farà di tutto, compreso suonare un pezzo techno utilizzando tamburi ed effetti speciali.
A un certo punto Steve spiazza tutti, proponendo un set acustico che lo vede in pantaloni di pelle blu con applicazioni floreali multicolore, camicetta bianca e capelli raccolti che lo rendono un vero cantautore folk. I suoi amici sono a fianco a lui sugli sgabelli ed eccoli ripescare i pezzi più buffi del discusso Flexable, il suo esordio solista. Una battuta: «I have a good news and a bad news: the good news is that I’m gonna sing a song from Passion And Warfare»Uuuuuhhhhh», acclama il pubblico festoso). «The bad news is that I’m gonna sing».
Abbandonato il set acustico e a luci spente eccolo rientrare da solo con cappellino dotato di lucine e faretto centrale, chitarra tamarrissima con le lucine azzurre sul manico, e soprattutto guanti senza dita con laser all’altezza delle nocche che proiettano giochi di luci pazzeschi sul soffitto, sui muri e sul pubblico. C’è solo lui sul palco e i laser fanno fatica a stare dietro ai movimenti delle sue mani. Quando rientrano gli altri è apoteosi, Billy Sheehan sfoggia un basso a due manici! Il bello è vedere che Vai gioca tantissimo. Non una sola posa, mentre suona, è meno che sexy.
Peccato per un paio di problemi tecnici che rischiano di rovinare la festa, ma Steve è bravissimo a fare a meno di MacAlpine in un pezzo in cui le tastiere spariscono. Quando è la sua chitarra a creare un fastidioso ritorno che impedisce di suonare, si lamenta, chiede scusa, poi scopre che era lui che aveva sbagliato effetto con la pedaliera e al microfono dice «Someone, please, shoot me in the head» per la figuraccia. Applausi.
Siparietto: chiede al batterista quanto ha dormito la notte prima, «10 ore» è la risposta, «The life of a rock’n’roll drummer, you know». Poi dice che lui ha dormito meno però ha fatto un sogno strano: era su MTV (risate) e faceva un’intervista in studio con Cyndi Lauper (risate), ognuno doveva dire cosa pensava dell’altro, comincia lui: «Beh, Cyndi mi piace, è carina, divertente, Girls Just Wanna Have Fun, True Colors sono belle canzoni, no?». Poi tocca a Cyndi, cosa pensa di Steve Vai? «Uuuuuhhhhh (con faccia disgustata), no! Suona così veloce, tutte quelle chitarre, le mani che vanno dappertutto, non si capisce niente, è solo rumore!». «Ma io avevo la risposta per lei», dice Steve: «Ehi bella… Evidentemente a qualcuno piace!» (risate, applausi e urla di incitamento). «Fuck!».
Steve esce ancora e lascia spazio a Billy Sheehan che nel suo assolo di basso fa cose molto simili a quelle di Steve Vai e sicuramente superiori a quelle di molti guitar heroes, solo il suono è più basso (appunto), come sentire l’assolo di un chitarrista dietro a un muro.

Quando Steve rientra (in canottiera sintetica stile collant) deve litigare con Billy che vuole restare in mezzo al palco, poi anche MacAlpine prende la chitarra e tutti si sfidano in prima linea: Steve accenna un assolo, Tony lo imita, Dave fa lo stesso e persino Billy ripropone qualcosa di simile con il basso; Steve alza il livello dell’assolo, ma gli altri gli restano dietro e così per un po’ di volte, finché tutti suonano contemporaneamente tenendo una mano sul proprio strumento e l’altra sullo strumento del vicino.
Dopo più di due ore si esce, ma il pubblico reclama il bis convinto e non per obbligo, lui rientra commosso e per tre minuti buoni guarda tutti, uno per uno, stupito di tanto calore e affetto («Italians are the most passionate public in the world»).
Finale: Steve si ricorda che è il compleanno di Dave Weiner e saltano fuori tutti i tecnici e lo staff con le bombolette di stelle filanti spray, lo ricoprono completamente, c’è anche un roadie gigante che riprende il festino con la telecamera e poi Happy Birthday To You, cantata da tutti e suonata da quei mostri lì, cosa si può volere di più da un birthday party? Penultimo pezzo: torna sul palco Eric Sardinas! Le tre persone più sexy del mondo (Billy, Steve ed Eric) sono sullo stesso palco in un locale nella provincia emiliana, il clima diventa torrido. E cosa suonano? My Guitar Wants To Kill Your Mama di Frank Zappa!!!

L’ultimo pezzo è un lungo orgasmo sonoro in cui Steve Vai alla chitarra fa di tutto: tutti gli effetti possibili e immaginabili, tutte le note dalla più bassa alla più acuta, la suona soffiandoci sopra, la lecca e infine fa un assolo impeccabile con la lingua (Jonny mi svelerà poi che in quel caso ha barato perché usava la pedaliera, ma l’effetto è comunque impressionante, anche per chi lo sa).
Dopo quasi quattro ore la notte delle chitarre va in archivio, applausi, inchini, bocca aperta per tutti e… Torta di compleanno in faccia per Dave.

P.S.: Jonny, grazie per la collaborazione!

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