Museo di Santa Giulia, Brescia, 23/10/2004-20/03/2005
Lunedì 1º novembre 2004 sono stato al Museo di Santa Giulia, a Brescia, per visitare la mostra Monet la Senna le ninfee.
Non avevo prenotato ed essendo un giorno festivo ho dovuto fare un’ora di coda prima di poter entrare, anche perché la mostra era aperta da poco (dal 23 ottobre) e da tempo c’era molta curiosità intorno a questa esposizione. L’attesa è però stata ripagata da tre ore di “navigazione” tra 112 opere una più bella e interessante dell’altra, organizzate molto bene lungo il percorso, in modo che fossero fruibili nonostante l’affollamento.
Ho trovato molto intelligente anche la distribuzione delle opere nelle varie sezioni, disposte in maniera che anche un profano quale il sottoscritto potesse rendersi conto del percorso artistico che ha accompagnato Monet e i suoi colleghi impressionisti nella ricerca sul grande fiume, la Senna, che è il vero protagonista dell’esposizione.
La prima sezione è dedicata ai precursori, Corot e Daubigny, pittori non formalmente impressionisti, ma che anticipavano nello stile molte caratteristiche che sarebbero state esaltate dal movimento. In questa sezione sono presenti i loro quadri dedicati alla Senna e ai paesaggi circostanti.
Nella seconda sezione ecco i quadri fluviali dei colleghi e amici di Claude Monet: Pissarro, Sisley, Renoir e Caillebotte. Tra i quadri esposti mi ha colpito moltissimo il Canottiere con il cappello a tuba di Caillebotte.
E anche scoprire che, mentre Monet ha dipinto molti quadri sul fiume, ma essi rappresentano solo una parte della sua sterminata produzione, uno di questi pittori, non ricordo se Pissarro o Sisley, ha dipinto esclusivamente tele che ritraevano la Senna.
Incredibile anche vedere affiancati i quadri di Renoir e Monet che ritraggono lo stesso soggetto.
Nel mondo, finora, questa operazione di esposizione affiancata era stata possibile solo altre due volte.
Dovete sapere che un giorno Renoir e Monet si sono ritrovati insieme a ritrarre una regata, e così si sono “sfidati” a dipingere lo stesso soggetto disponendo i cavalletti uno accanto all’altro.
Il risultato è rappresentato dai due quadri Canottieri ad Argenteuil di Monet e La Senna ad Argenteuil di Renoir.
Proseguendo lungo il percorso espositivo comincia il viaggio nel tempo e nello spazio dedicato esplicitamente a Monet.
Prima il periodo giovanile, tra Le Havre e Parigi, nel quale risaltano alcuni capolavori assoluti: il bellissimo notturno della Marina, navigazione al chiaro di luna, il potente Il promontorio della Hève con la bassa marea e il fotografico Il Quai du Louvre corredato appunto da una fotografia dell’epoca che fa comprendere tutto il talento e la tecnica necessari alla realizzazione di questi dipinti.
A questo punto Monet comincia i suoi spostamenti lungo il corso del fiume ed ecco La ferrovia ad Argenteuil ad aprire la sezione dedicata a questo paese.
Ed è qui che arriva il colpo di genio: se si vuole ritrarre il fiume bisogna immergervisi e per farlo l’unico modo è una barca, così nasce il bateau-atelier, un battello su cui Monet dipinge mentre naviga in mezzo alla Senna dando ai suoi quadri una prospettiva completamente diversa.
Nella quinta sezione il battello è stato ricostruito con fedeltà assoluta, a partire dalle misure, fino ai dettagli quali le decorazioni della tenda parasole.
Nella sesta sezione si ammirano i quadri che ritraggono il paese di Vétheuil quasi fosse un’isola, in una progressione entusiasmante di prospettive sempre più vicine, con il campanile sempre al centro dell’attenzione e la Senna che dilaga dappertutto.
Dopo la morte della moglie, Monet si ritira in una villa a Giverny dove passerà i suoi ultimi quarant’anni, raggiungendo la maturità espressiva e completando il suo percorso di ricerca.
La casa sorge, infatti, non lontano dall’alveo del fiume, dove la Senna crea un bacino naturale dal quale Monet ricava un meraviglioso stagno, corredato di ninfee, glicini e un ponte giapponese. Tutta la residenza è ricostruita in un grande plastico presente all’ingresso della settima sezione.
Il bacino delle ninfee, armonia verde è un capolavoro, ma tutti i quadri di questa sezione tolgono il fiato. Il motivo non è da ricercare solo nella bravura pittorica e nei soggetti poetici, ma anche in un altro fondamentale escamotage elaborato dal grande artista. Monet si svegliava prestissimo tutte le mattine per poter essere sul fiume con il battello prima dell’alba. Sul battello portava con sé quattordici tele, ognuna contraddistinta da un orario diverso. E ogni tela veniva dipinta solo nell’ora corrispondente. Grazie a questo piccolo trucco, Monet ha potuto cogliere alla perfezione le atmosfere sognanti del suo stagno e della Senna all’alba.
I tanti quadri di quest’ultima sezione rendono testimonianza anche della malattia che porterà via a Monet la cosa per lui più preziosa: la vista. Eppure anche in condizioni di vista ridottissima egli continuerà a creare e a dipingere, arrivando a sintetizzare sulle sue tele la pura luce e i colori del suo soggetto preferito, i glicini e il ponte riflessi nell’acqua dello stagno.
L’ultima sezione, intitolata “Monet e il riflesso capovolto”, è costituita da un solo quadro, ovvero i Glicini, dipinto da un Monet ottantenne e quasi cieco. Mai esposto al difuori del Gemeentemuseum dell’Aia che lo possiede, questo quadro è la degna conclusione di un’esposizione davvero intrigante, perché supportata da un’idea oltre che da una quantità di opere belle e importanti.
Il visitatore, non importa quale sia la sua preparazione, ha comunque l’impressione, all’uscita, di aver assistito al racconto di una storia, più che a una serie di quadri, una storia che in qualche modo, in piccolissima parte, è parte della sua.
Io non posso fare altro che consigliarvela caldamente.
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