Miss Kittin – Live @ Link, Bologna, 22/04/2006
Il concerto in una frase
Electro-minimal-math-clash-si-credo-di-essere-la-dj-più-figa-del-mondo-anche-se-ho-due-gambe-spesse-come-tronchi-core.
Un due tre… Rimbalzati!
All’una e mezza mi presento al Link con la fidanzatina e un’amica e la situazione è subito chiara. Siamo arrivati troppo tardi. Fila spaventosa, Link pieno oltre i limiti.
È il caos. La gente arriva a fiumi e si accalca sulla biglietteria. Poi girano le tipiche voci: «Non fanno più entrare», «Bastardi, adesso costa 50 €», «Hanno ricontato i voti e alla Camera ha vinto il Polo». La massa allora cerca di sfondare. Noi proviamo ad approfittarne ma non entriamo.
X + Y + Z = Link
Ci sono pochi posti che riescono a mischiare abilmente le più disparate categorie sociali del divertimento. Il Link ha questa capacità. Mentre siamo in fila gira di tutto. Fighetteria illuminata in versione riot-filthy-pettinato, l’intellettualato indie-emo, techno raver spinti, avanguardia napoletana della tamarraggine, anonimi studenti ghiotti di MDMA, punkabbestiame e sballoni vari. Non so, ma la combinazione belle fichette mischiate a punkabbestia e raver mi fa stare bene.
Comunque, facciamo un giro fuori dal Livello 57 (che lì c’era un rave serio), poi a due e mezza ci ripresentiamo al Link ed è la volta buona. Entriamo da una porticina senza farci vedere. Miss Kittin secondo me era appena salita a suonare. Da quel momento suonerà suppergiù per altre cinque ore (altra cosa bella del Link. Gli headliner stanno su tutta la notte fino al mattino).
L’amore a letto secondo una donna
A metà nottata mi è apparso tutto chiaramente. Il set di Miss Kittin è stato sostanzialmente una grande metafora di come quella ragazza intenda il sesso ideale. In questa complessa rappresentazione esistenzialista lei si era assegnata la parte dell’uomo, la musica come strumento sessuale. Un prontuario molto chiaro per tutti i propri amanti o pretendenti tali, o chissà, un messaggio per tutti gli uomini, così egoisti, così concentrati sul proprio piacere. L’opera d’arte di una dj annoiata da amanti inesperti, o forse stanca dell’ottusità maschile.
La routine sessuale di Miss Kittin comincia salendo tra momenti più intensi e pause più larghe, così ti ripiglia se ti sei perso, se ti sei distratto, se sei un po’ freddino, se hai bisogno di un po’ per lasciarti andare. Ti dà tempo per cercare il punto che ti piace, la mossa che preferisci o la droga che cercavi per stasera. Poi dopo un due orette ci va giù pesante che ti sei lubrificato per bene, che hai messo da parte i limiti, che hai dimenticato di essere perbene. E da lì continua pesante per altre due orette. Poi svieni.
Meravigliato nella confusione della pista da quel chiaro messaggio cerco il suo sguardo. La guardo e le faccio capire che ho altri dubbi, che ci sono delle domande profonde e irrisolte, che non può limitarsi a quello ma deve aiutarmi a capire. Il ruolo da assegnare al piacere sessuale, il travaglio delle incomprensioni tra i sessi, la libertà individuale che finisce nell’egotismo, il disallineamento dell’eccitazione, la noia. Riuscirò a trovare l’amore? Riuscirò ad amare la stessa donna per tutta la vita?
Io la guardo e le spiego che ho bisogno di capire cosa ci divide così profondamente. Lei mi guarda e mi fa capire che non mi può dare tutte le risposte questa sera.
Commento finale
Bello. Intellettualoide al punto giusto, con all’inizio qualche gioco in terzinati di quarti e ritmi dispari di un livello che non mi aspettavo, roba che ti devi mettere lì con l’abaco per capire le battute e come entrare col pezzo dopo. E poi ben studiato. Bello. Nota finale, lei si muoveva e rideva e cantava. Abbasso i dj che non fanno una piega e non vanno sui pezzi che mandano, plebaglia.
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