Cremonapalloza Carnival Rock Fest, C.S.A. Dordoni, 05/02/2005
Capitolo 1 – Introduzione sperimentale alla festa
Sabato 5 febbraio 2005, al Dordoni, le stelle hanno brillato. Si è tenuta, infatti, la prima (e speriamo non unica) edizione del Cremonapalloza Carnival Rock Fest, concerto carnascialesco e festa d’altri tempi, divina summa di musica, costumi, frenesie promiscue e personaggi irriconoscibili.
Nei giorni precedenti, il Supremo Deus Ex Machina di Cremonapalloza, Jami, si era occupato del versante organizzativo della festa per tutto ciò che concerneva il concerto vero e proprio, quindi l’impianto, l’ordine e gli orari in cui i gruppi avrebbero suonato ecc. Il suo fidato braccio destro, Cudiel, aveva su di sé il delicato incarico di decidere il quantitativo di divitiæ divitiarum che i partecipanti avrebbero dovuto erogare per poter prendere parte alla festa, il controllo della cassa stessa, il sempre ingrato compito di timbrare le mani di chi entrava (ingrato perché a nessuno piace farsi timbrare la mano con quell’inchiostro che lo sai che ti va via – se va bene – il martedì successivo, quindi, anche se «è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare», nei confronti del timbratore si nutrono sempre dei pregiudizi – come per l’arbitro di calcio).
Il sottoscritto, da tempo consolidatosi nel ruolo di terza forza cremonapalloziana, da buon scienziato della comunicazione, si era buttato invece nel progetto grafico della locandina, e nella stampa e distribuzione della stessa nei principali locali del centro, nonché in quasi tutte le scuole superiori e in alcuni negozi particolarmente frequentati – come la Libribelli. La locandina, per la cronaca, era piaciuta quasi a tutti… Dio Jami aveva delle riserve sull’eccessiva frivolezza del fucsia fino allo sbocco e sulla dicitura «La notte delle stelle…», che a me pareva invece assolutamente appropriata.
In copisteria, ricordo con piacere il Prof. Anteguerra che mi dice: «McA, questa è una festa secondo il tuo gusto». Io gli do ragione.
Capitolo 2 – The Bestest
Nella locandina della festa, facevo dire a Gary Glitter le seguenti parole: «Ehi, gente! Sì, dico a voi! Venite alla festa con un bel travestimento rock’n’roll! Ogni stravaganza è caldamente consigliata!».
Il concetto era che potevi entrare travestito da te stesso (eufemismo per: senza uno straccio di costume), ed eri comunque good; potevi entrare travestito da ciò che volevi, ed eri better; potevi entrare travestito da rockstar, e a quel punto eri the best.
Io ero, per utilizzare il lessico del mio amico Ralph, The Bestest.
Poiché, da buon bambino di sei anni, non mi premuro mai di fare le cose per tempo, bensì mi riduco sempre all’ultimo momento (esami universitari o costumi di carnevale, fa poca differenza), ho cominciato a preparare il mio costume clamoroso la sera prima, venerdì. Sì, al posto di uscire come tutti, io sono stato in casa, armato di forbici, nastro isolante nero, tovagliolini di carta rosa multivelo, e tanta buona volontà, nonché l’olio di gomito e la pazienza che solo i deficienti come me possono dedicare a queste minchiate.
Completato solo nel pomeriggio di sabato, il costume da Dee Snider (il cantante dei Twisted Sister, gruppo di glam metal liceale anni Ottanta, stupido e disimpegnato, quindi i migliori – sono famosi per il loro inno I Wanna Rock, ascoltatela tutti!), unito al make-up da zoccola fedele al personaggio (non sono in grado di truccarmi da solo, ci ha pensato la mamma – la sensazione che si prova nell’aiutare il figlio primogenito a diventare transessuale deve essere impagabile) e allo smalto rosa devasto-glitter sulle unghie (non sono in grado di smaltarmi da solo, ci ha pensato mia sorella di undici anni – la sensazione che si prova nell’aiutare il fratello maggiore a diventare transessuale deve essere impagabile), il tutto corredato da guanto nero a mezze dita solo alla mano destra, bracciali e collane di vario genere, anello con teschio, anello fucsia, pizzo rosa attorno a un braccio, mi ha reso un vero alfiere del Puttana Rock.
Nessuno mi ha riconosciuto (mi è stato chiesto: «Chi sei? Ozzy Osbourne?», «Chi sei? Un lottatore di wrestling?», «Chi sei? Un nemico di Kenshiro?»), comunque ho ricevuto complimenti e avances da donne e uomini indistintamente. Ho gradito, tranne in un caso, in cui mi sono spaventato e sono scappato.
Capitolo 3 – Personaggi geniali
Segue un elenco dei partecipanti meglio travestiti (dopo di me, ovviamente):
– Prof. Anteguerra nella parte di Ian Anderson dei Jethro Tull;
– Ranca nella parte di Angus Young degli AC/DC;
– Grimmy nella parte di Frank Zappa;
– Sam nella parte di un panda (costume anni Sessanta, 100% peluche con cerniera);
– Co nella parte di una suora (la cresta rosa contrastava in modo sublime);
– Bozzu nella parte di un prete;
– Chiarìn nella parte dell’Ape Maia;
– Sara Signo nella parte di Björk;
– Yurgen nella parte di Joey Ramone Hawaiian Style (lo sostengo solo io);
– Dani Balota nella parte di Two-Face Dani Balota;
– Jonny Balota nella parte di Don Ramirez;
– Andy Balota, Janfree, Rob e Un loro amico nella parte dei Turbonegro.
Menzioni speciali per Jami nella parte di un riconoscibilissimo John Lennon e per Cudiel nella parte di uno con un giubbotto jeans dell’Energie (!) e i pantaloni dentro gli stivaletti. Ribes è arrivato travestito da sé stesso ma con una parrucca bionda; Gio Vox si è presentato con un perfetto costume da intellettuale di sinistra (quindi travestito da sé stesso).
Capitolo 4 – The Bands
Unica nota dolente della serata, i gruppi che hanno suonato sono stati due e non i previsti tre: purtroppo, infatti, il cantante dei Violent Line, Manos, ha accusato, durante le prove pomeridiane, un problema al braccio che lo ha costretto ad annullare il concerto del suo gruppo glam rock. Di conseguenza, sul palco si sono esibiti prima i cremaschi Don’t Dare, con il loro grunge/noise, poi gli Escobar (Jami, Saul, Christian, Giuly e Sante), che hanno proposto un set di rock, divertimento e lucine.
Entrambi i gruppi hanno dato una bella prova, ricevendo però – a mio avviso – troppo poco dal pubblico, un po’ freddo (eccezion fatta, naturalmente, per me e pochi altri miei amici).
Capitolo 5 – Vinte nove
A un certo punto, a inizio serata, mi viene voglia di fare una partita a fubalino. Trovo un compagno di squadra (Balconz travestito da sé stesso) e ci appropinquiamo. Finisco la birra e saliamo contro Kula (che sta giocando e vincendo contro i suoi stessi fan, cioè dei ragazzi – i componenti dei Canchers – con le magliette dei Cripple Bastards) e Nonmiricordochiscusami. E vinciamo. Potere del costume, mi dico io (che controllo la difesa, mentre Balconz sta all’attacco). Da lì, cominciamo a inanellare un filotto di vittorie sempre più consistente. Io, mancino, impugno il portiere con la “presa maranza” (cioè con la mano al contrario: è il mignolo, e non l’indice, a essere vicino al terreno di gioco), cosa che mi consente di sparare delle bordate considerevoli e di segnare dei gran bei gol. Balconz in attacco è un cobra, asfissia il difensore avversario fino a indurlo all’errore, poi colpisce. Insomma, arriviamo ad averne vinte nove. Se si vince la decima, abbiamo già concordato io e Balconz, si abbandona da campioni. Invece la decima la perdiamo contro Sgrops e Michele (troppo più forte). Scoprirò solo a fine serata che è stato Cudiel a dire a Michele: «Vai a battere McA». Ma è giusto così, alla decima ci voleva lo scontro finale.
Comunque ho segnato col portiere anche a Michele.
Referto medico: due vesciche sul palmo della mano sinistra, in corrispondenza di anulare e mignolo.
Capitolo 6 – Ho una fame della madonna
Poiché per completare il costume, fare una doccia e travestirmi non ho avuto il tempo fisico per cenare, verso l’una e qualcosa mi è venuta una fame della madonna. Vanta, Sam e Co si sono travestiti da salvatori della patria e hanno iniziato a passare al microonde delle pizzette congelate. A scaldarsi ci hanno messo un sacco, ma quando poi ne ho addentato un boccone ho benedetto la virtù dei pazienti.
Capitolo 7 – Non lo indovinerai mai
Andy Balota ha comprato un basso Flying V. Al prossimo concerto dei Balotas lo cavalcherà con epica potenza. Questa cosa c’entra comunque, perché me l’ha detta lui alla festa. E poi è andato via in macchina con i Turbonegro a mille nell’autoradio.
Capitolo 8 – Fashion Victim Motherfucker
I colori più trendy della serata sono stati il rosa e nero. A cominciare dal fatto che i rosanero del Palermo hanno battuto la Juventus (se fosse stata una festa in tema anni Trenta, avrebbe di certo vinto la Juventus). Poi di rosa e nero vestiti eravamo io, la Dani, la Kle, la Ciciuz e altre loro amiche. Questi due colori avevano un ruolo importante anche nella formazione dei Turbonegro.
Capitolo 9 – Congetture su te che stai leggendo
Se non sei venuto/a al Dordoni, probabilmente sei andato/a prima alla Pergola, poi al Nec Ente. Hai fatto male, è come se fossi andato/a al Fillmore durante Woodstock. Se invece sei riuscito/a a conciliare i tre posti, sei Andy Balota.
Capitolo 10 – Rifo
Io non credo di essere l’unico a essersi divertito molto a questa festa. Dobbiamo farne un’altra. E non possiamo certo aspettare che arrivi carnevale 2006.
Capitolo 11 – La battuta
Durante il concerto degli Escobar, il Prof. Anteguerra è seduto. Io, in piedi davanti a lui, sto coprendogli la visuale.
Prof. Anteguerra: «Dee! … Dee! … Dee!!! … Figa, McA!».
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