An evening with Dream Theater

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Dream Theater – Live @ Filaforum, Assago, (MI), 29/10/2005

Prologo
Ore 17:00 Ok, parto alle 18:00, sono a Milano alle 19:30, entro al Filaforum alle 20:00, mangio e mi piazzo davanti al palco in tranquillità.
Ore 17:30 Controllo il biglietto: Inizio concerto alle 20:00. Panic Attack, devo partire subito altrimenti non arrivo al palco!
Ore 18:15 Sono ancora sulla Paullese in coda, perché stasera c’è anche la partita Milan-Juventus.
Ore 19:30 finalmente arrivo ad Assago (dopo vari usi & abusi del codice della strada), parcheggio lontanissimo e vado quasi di corsa fino all’ingresso dove (per fortuna) c’è una coda (non hanno ancora aperto).
Ore 20:00 Non mangio, entro e vado direttamente sotto al palco, mettendomi a circa dieci metri, di fronte (ovviamente) a Petrucci.

Atto primo
Si spengono le luci, sale l’urlo del pubblico, parte la intro di The Root Of All Evil, poi un botto di luci ed ecco i Dream Theater! Ma… Cos’è successo a Petrucci? Anzi, come si è vestito?

Si vede che ad andare in giro con mascalzoni tipo Satriani e Vai (il tour del G3) si è fatto contagiare e ha sfoggiato dei pantaloni similsalopette neri, con delle bretelle rosse che gli penzolano; una maglietta nera attillata, e… Le mèches grigie sui capelli!
Gli altri sono ben più normali in quanto a look, ciò che non è normale è la loro presenza sul palco: LaBrie è scatenato e ha una voce da paura, Petrucci e Myung hanno imparato a giocare sul palco (tipo suonare lo strumento dell’altro), Portnoy (con due batterie separate al seguito) decide di usare l’altra batteria intanto che sta suonando; Rudess ha portato con sé due nuovi giocattolini, anzi giocattoloni, viste le dimensioni del Moog!
Panic Attack, avanza lo zoccolo duro dei metalloni, a forza di saltare e pogare (piano, devo pur riuscire a vedere quello che stanno combinando) riesco ad avvicinarmi ancora di più al palco e sono a cinque metri: a momenti sento meglio la chitarra direttamente dall’ampli. Another Won (che non conoscevo), Afterlife, Under A Glass Moon, Caught In A Web, sono ormai in delirio, e come mi capita spesso ai concerti (emotivamente) importanti, perdo il contatto con il mondo e parto verso un altro pianeta; l’unico filo col mondo è il sudore di chi mi sta intorno.
Peruvian Skies: intro, strofa, ritornello, pausa (dell’eterna durata di qualche secondo). Luci spente, occhio di bue su Petrucci che accenna l’inizio di Wish You Were Here, Rudess esegue l’assolo con la lap steel, mi sale un brivido lungo la schiena, arriva dritto fino agli occhi, sfociando nella prima lacrima.
Raise The Knife (altra sconosciuta), Through My Words, Fatal Tragedy, About To Crash (Reprise), Losing Time / Grand Finale. Dopo quasi un’ora e mezza di orgia sonora, finisce la prima parte del concerto, con l’ormai consueta pausa di quindici minuti.

Pausa – Quindici minuti
Si riaccendono le luci del Filaforum e mi rendo conto di essere completamente circondato di gente: tutto esaurito. Approfitto della pausa per rispondere a telefonate e sms (volutamente) ignorati; dall’impianto stanno facendo ascoltare un disco acustico. Meno di mezzo minuto e capisco che il disco è Awake rivisto in chiave acustica; semplicemente geniali! I Dream Theater non sono nuovi a chicche del genere, peccato che sia praticamente impossibile reperire questi materiali.

Atto secondo – Il polipo
Come prevedibile, dopo Losing Time / Grand Finale al termine della prima parte, non poteva che rientrare Myung, da solo, per l’intro di As I Am (per chi non conosce i Dream Theater, Losing Time è l’ultima canzone di Six Degrees Of Inner Turbulence, ed è legata ad As I Am del disco successivo). Per l’occasione, qualcosa è cambiato nel testo: «To those who understand / I extend my hand / To the doubtful I demand / Kiss my ass and balls». Si vede che sono in forma!

These Walls, I Walk Beside You: questa (secondo me) è la parte più “anonima” del concerto: sono fermo, braccia conserte, nei due pezzi di Octavarium che proprio non riesco a farmi piacere (neanche dal vivo), è che non sembrano neanche pezzi dei Dream Theater…
Per fortuna si continua con Sacrificed Sons, Rudess Solo, fino all’apice di Octavarium: c’è un pezzo della canzone completamente costituito da citazioni di mostri sacri del rock; mentre suonano questa parte, sui megaschermi compaiono una dopo l’altra le copertine dei dischi a cui fanno riferimento: The Beatles, Pink Floyd, Yes, Genesis, fino a Ramones (Gabba Gabba Hey) e The Who (My Generation).
Sono commosso, ho raggiunto l’Estasi Suprema da Orgia Musicale.
Oppure, semplicemente e dannatamente Rock.
Qui c’è una coincidenza molto particolare: la settimana precedente al concerto, a Cremona ci sono stati tre giorni di conferenze sul progressive rock, su cui il buon McA ha scritto un reportage, I tre giorni del polipo. A parte l’assonanza OctopusOctavarium, il buon Petrucci sfoggiava sulle casse (ben… Otto!) proprio il bel disegno di un polipo (lo stesso presente anche nel libretto del cd). Tutto quadra, e il cerchio si chiude.

Non c’è due senza tre
Ritornano sul palco Rudess e Petrucci per una breve intro che sfocia in The Spirit Carries On, con tanto di accendini e cori durante tutto il pezzo (anche nell’assolo!). Subito attaccano Learning To Live, in una stupenda versione con improvvisazioni da parte di tutti.
Dopo tre ore di concerto (escludendo le pause) i Dream Theater salutano, s’inchinano; dopo vent’anni di carriera tra dischi e tour sono ancora in forma, anzi, più di prima.

Epilogo – Folklore vario
Ritorno nel mondo contemporaneo, e mi rendo conto che le gambe non reggeranno ancora per molto lo stato di homo erectus, quindi mi avvio verso l’uscita ancora con la testa che frulla di (progressive) sensazioni…
Come di consueto, all’uscita del Filaforum (come per qualsiasi altro concerto) nascono bancarelle come funghi: dalle più probabili, con magliette con le date del tour, alle più assurde, con short rosa shocking degni del migliore concerto di… (riempite pure i puntini con il/la peggior pop star del momento).
Anche se il premio lo vince sempre il baracchino del Panino Salsiccia Peperoni Cipolle Senape, rigorosamente… Dal vivo!
Alla prossima!

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Jonny

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