SYP - Rooftop Session
SYP è un acronimo – sta per Sexy Young Producers – con il quale si presenta un duo cremonese formato da Lorenzo Vezzini e Flavio Bissolati, musicisti già forti di varie esperienze (del tutto chiuse o tuttora in corso) che vanno dal rap suonato a quello sperimentale, passando per la chiptune – o micromusic, che dir si voglia – e il progressive rock. Mi va di citare un poker di moniker che hanno visto coinvolte le due metà dei SYP: Uomini Colorati, Il Pharaone, Ezio Digitale, Starving GOGO. I ragazzi non sono dunque nuovi alla contaminazione in studio, ma anche dal punto di vista live la loro presenza sui palchi li vede già decisamente rodati. Nel caso dei SYP, Lorenzo e Flavio uniscono gli sforzi già nel 2015 per realizzare un progetto di rap crossover, che in anni recenti assume invece, mantenendo lo stesso nome, una forma nuova e che adesso mi pare (tentare di) aprire due strade diverse e intrecciate. Da un lato, si prova a fermare in audio – meglio: su video – alcune idee che nascono da una coabitazione mai abbastanza visitata in musica, cioè quella del dialogo tra il mondo analogico e quello digitale: chitarra elettrica e voce effettata si intersecano con campionamenti, loop e rumori suonati in diretta; dall’altro, persiste la ferma convinzione che sia più interessante misurarsi dal vivo con l’esecuzione di questi stessi brani, offrendo ogni volta al pubblico un’esperienza differente. In questo senso, il progetto ha quasi più a che fare con il jazz (d’altro canto, di jazz sperimentale contaminato con l’electro ne stiamo per fortuna vedendo, in special modo in questi anni), ma in fondo non si rinuncia a una forma musicale che richiami l’ambient più ipnotico e trasognato. Per quanto mi riguarda, ciò che ne esce non è tanto roba per ballare – o perlomeno non quanto sarebbe forse lecito aspettarsi – ma piuttosto un’esperienza d’ascolto vicina al panorama delle colonne sonore possibili di film non ancora realizzati, come se il geniaccio Teho Teardo incrociasse dei musicanti che passano dal suo studio e si lasciasse andare a un’intenzione un poco più fantasiosa e meno strutturata, magari incontrando il rischio imperfezione, ma con una vitalità di cui certa musica elettronica fredda e distaccata fa spesso fatica a dotarsi.
La nuova Rooftop Session che la coppia ci regala, registrata a maggio 2022, sembra rispettare la formula a cui accennavo poc’anzi: si tratta di tre brani – Uluṟu, Fabbrica M42 e Photovoltaics – che preferiscono l’improvvisazione alla certezza, in cui, su un’ossatura tribaleggiante e lounge, la chitarra funky di Lorenzo si prende la libertà di offrire sprazzi e coloriture qua e là, mentre Flavio si diverte letteralmente come un bambino nella costruzione di paesaggi sonori che partono magari dal picchiettio di una drum machine suonata in diretta, come farebbe un percussionista brasiliano riadattato al nuovo millennio.
Nei SYP non sono quindi granché reclutate le capacità tecniche dei due musicisti (che pure sono presenti oltre ogni ragionevole dubbio, per chi li conosce), bensì le loro teste, nel senso delle possibili diramazioni di un’intuizione momentanea, di uno spontaneo abbracciarsi e riallontanarsi, in un moto che i due titolari del progetto continuamente esercitano l’uno con l’altro, come se due magneti fossero prima forzosamente avvicinati accostando i due poli dello stesso segno, per poi unirsi di scatto una volta rigirato dall’altra parte uno dei due.
L’habitat naturale di un’esperienza del genere, come detto, sta nella sua dimensione dal vivo: è quindi auspicabile che i SYP trovino una collocazione sempre cangiante nei contesti più disparati e che appaiano interessanti. Credo cioè che sia più sensato – e immediato – sondare il terreno alla ricerca di luoghi in cui suonare, anziché fermarsi alle situazioni standard di palco (ben vengano, ovvio). In questo senso, la suggestiva Rooftop Session ci dice che i due possono tranquillamente portare la propria proposta sui tetti delle case della città, ma potrebbero farlo anche dentro le abitazioni, in ipotetici house concert a volume contenuto.
Già vent’anni fa, in pieno ritorno di certo rock’n’roll vecchia scuola, un uomo più saggio di me scrisse: «fare buona musica elettronica non è facile, ed è innegabile come in alcuni casi il livello è superiore a molta altra musica».
Questa è senz’altro buona musica elettronica.
Seguite i SYP e, se potete, chiamateli a suonare!
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