Caströl - Humiliated And Lubricated
Passavo a piedi davanti a una storica concessionaria automobilistica cremonese, poco tempo fa. Sbirciando dentro la vetrina, la mia attenzione è stata catturata non dalle vetture in esposizione, bensì dal fubalino che faceva bella mostra di sé in una delle sale: un fubalino particolare, perché personalizzato in modo appariscente con i colori e il logo Castrol, che anche un ignorante come lo stallatico come me – per quanto riguarda l’argomento due e quattro ruote – sa essere un noto marchio di olio motore. Peraltro, a parlare di fubalino alla band presa in esame si rischia di ottenere in cambio sguardi fissi nel vuoto, perché i quattro provengono uno dall’area cremasca/soncinese, un altro da quella soresinese, altri due dalle vicine province bresciana e bergamasca: insomma, posti in cui il miglior gioco da bar dell’universo conosciuto prende prevalentemente il nome di pincanello o, al limite, biliardino o calcetto.
Insomma, gli ingredienti ci sono: l’amore per i motori, un’attrazione malsana per il rock’n’roll più sporco, frenetico e tirato, la violenza della provincia… Manca la ciliegina, cioè una bella dieresi à la Motörhead sul nome, ed ecco i Caströl, che, ove mai vi fossero dubbi, si definiscono hi-octane rock’n’roll. Che cosa si dilettino a suonare i nostri amici, è presto detto: una miscela (e dai…) al tritolo di action rock scandinavo, hardcore punk statunitense, speed metal inglese e in generale tutto ciò che suona forte, veloce e senza un attimo di respiro. La durata di Humiliated And Lubricated (14 minuti) in rapporto al numero di tracce (7) è, in tal senso, eloquente. Tecnicamente si tratta di un ep, ma la qualità audio della prima fatica del quartetto soncinese (per amor di brevità), registrata e autoprodotta al Flat Track Recording Studio, soddisfa le mie orecchie underground come potrebbe fare il full length di un gruppo più rodato, quindi bene così. Soddisfatti restano anche gli occhi: la copertina dell’ep e lo splendido logo tigresco dei Caströl sono opera di Paola Bathory, autrice di un lavoro superbo, impreziosito dal layout grafico del cantante, chitarrista e coautore dei brani Batta. Anche per questo non smetterò di sperare in una goduriosa (ma dispendiosa, ahimè) uscita su vinile, prima o poi, che si affianchi all’attuale unico modo per ascoltare l’ep, cioè lo streaming online. Lo merita la musica, lo merita la confezione.
Le canzoni affrontano temi profondi della contemporaneità: Kissing After Kebab è un omaggio sentimentale allo street food che ha cambiato le nostre vite negli ultimi due decenni; Burnout! Burnout! Burnout! mi fa venire in mente quando vincemmo i Mondiali 2006 e, nell’ambito dei festeggiamenti, alcuni amici vespisti accesero i loro fichissimi scooter di fronte al Battistero cremonese, tenendoli inchiodati – faccia alle pareti – e dando gas come dei matti; Hollywood Bollea paga tributo alla leggenda del wrestling Hulk Hogan, idolo infantile di noialtri nati negli anni Ottanta; Alex Magnus regala un epiteto altisonante a un tremendo attore di film hard amatoriali italiani; Bruce Willis Is Sexy conclude la virile trilogia interna all’ep con un’elegia dell’attore che ha girato più film in canottiera in assoluto; Hang You High tira in ballo il suicidio, ma decido in coscienza di non addentrarmi nel testo; The Speed Of A God tradisce, come scrivevo, la passione per le auto e le moto da gara, i dragster e le piste divorate da veicoli che, letteralmente, bruciano di velocità. Di ciascun pezzo la band si è ingegnata per realizzare un videoclip a zero budget (si trova tutto su YouTube), con risultati altalenanti ma talvolta azzeccati. E azzeccata sembra risultare la formula Caströl, non solo a chi scrive, se – come accaduto di recente – il combo ha già fatto alzare le antenne all’etichetta garage punk argentina Devil’s Beat Records, che ha voluto includere i Caströl, assieme a una dozzina abbondante di band da tutto il mondo, nella compilation intitolata Action Rock United, appena uscita nel formato più deficiente possibile, cioè su cassetta: mi sono subito affrettato a ordinarne una copia, arrivata sana e salva (via nave, credo) da Buenos Aires dopo un’attesa di alcuni mesi. I Caströl appaiono nella raccolta con The Speed Of A God, che in effetti mi sembra uno degli episodi più riusciti dell’ep, anche in virtù del fatto che, per paradosso rispetto al proprio titolo, è il brano meno sparato del lotto di Humiliated And Lubricated e ciò gli fa guadagnare qualche punto in termini di melodia e facilità nell’essere memorizzato e canticchiato dopo l’ascolto.
Nelle chitarre – ora grosse e brutali, ora affilate e raddoppiate – di Batta e Zuni sento echi degli assurdi e devastanti Zeke così come dei miei (nostri) adorati The Hellacopters della prima fase (o, per fare un nome svedese di più giovane formazione, degli Scumbag Millionaire, anch’essi presenti nella già citata compilation); il basso distorto e spesso protagonista di Bera (che si alterna con Batta alla voce principale) richiama per forza quello di Lemmy, ma anche le sonorità di certo hardcore melodico californiano anni Novanta; Alex picchia sulla batteria con energia e sa aggiungere un filo di giusto gusto, che tiene l’ep un passo indietro rispetto al rischio di bordello puro o di marciume punk senza senso né filo logico, confermando i Caströl come ottima rock’n’roll band. Band che dovresti andare a vedere dal vivo, proprio tu che leggi, anche perché, fintantoché nuove canzoni non appariranno all’orizzonte, il concerto dei Caströl finirà prima che tu riesca a dire: «Crostata di mirtilli».
Forse non così presto, ma abbastanza presto, d’accordo?
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