Neeskens - The Architects Of Football
Riguardavo vecchie foto della spedizione olandese al Mondiale tedesco del 1974. Nello scatto ufficiale della rosa, ventidue giocatori su ventidue, splendenti nelle loro divise arancione acceso, hanno i capelli lunghi. Non saprei dire se quell’Olanda sia stata la migliore squadra di calcio di tutti i tempi; senz’altro, è stata quella più rock’n’roll. Lo status di immortalità e leggenda che da sempre affianca la compagine allenata dal mitologico Rinus Michels è tanto più certificato dal fatto che chi segue le epiche gesta pedatorie ricorda molto meglio – e più volentieri – gli Oranje Leeuwen, che persero la finalissima, rispetto ai crucchi vittoriosi in casa propria.
Capitano, quasi allenatore in campo e giocatore più rappresentativo dei tulipani, nonché uno degli dei del calcio di ogni epoca, era il numero 14, Johan Cruijff; al suo fianco, a sua volta immenso interprete del ruolo di centrocampista, giocava il numero 13, suo omonimo, detto infatti Johan II, e cioè Johan Neeskens, compagno di Cruijff non solo in Nazionale, ma anche nell’Ajax e nel Barcellona. È grazie soprattutto a Cruijff e Neeskens – ma anche a Johnny Rep, a Rob Rensenbrink e a tutti gli altri – se il modo di giocare della formazione del ’74 è passato alla storia per aver perfezionato la formula del calcio totale. Totaalvoetbal, se preferite la lingua madre.
Tutto ’sto preambolo per dire che cosa? Be’, che da qualche annetto, qui in provincia – in terra cremasca – abbiamo un’ottima band, un power trio, che scende/sale in campo/sul palco indossando maglie dell’Ajax, del Barça e dell’Olanda e che suona rock alla maniera del calcio totale. Il gruppo si chiama Neeskens e nessuno canta. Ivo ci mette i riff di chitarra. Il Valva dà sostegno con il suo basso granitico. Matthew Strong coordina le operazioni dalla batteria. The Architects Of Football è la loro prima fatica, disponibile su cd e su Bandcamp. E spacca.
Qualche coordinata non guasta mai e allora potrei dire che i Neeskens suonano un hard rock strumentale a tinte stoner e prog, basato su un immaginario calcistico che caratterizza i titoli delle canzoni come il logo della band (a cura dello stesso Matthew Strong), le grafiche di copertina come le presentazioni di certi brani in concerto. Il Valva è deputato al compito di raccontare al pubblico, con sintetiche introduzioni, a quale fatto si ispiri la tal canzone. E le canzoni dei Neeskens, in modo coerente alla stupenda Olanda finalista ma non vittoriosa del 1974, sono talvolta intitolate a romantiche e gloriose sconfitte: basti pensare che, superata la potente e sabbathiana title track di apertura, The Architects Of Football, contrappuntata in apertura e chiusura da brevi estratti della telecronaca e del pubblico vociante, già il secondo brano, 7-7-74, che inizia con il fischietto dell’arbitro, fa riferimento alla data della rovinosa e magnifica finale di Monaco di Baviera. Mi perdo nel riff circolare e ipnotico, all’inizio suggerito a dinamica bassa, poi esplosivo su un tappeto di batteria galoppante. Intricata come certo prog moderno sa essere, la terza traccia Hero/Shimmia aggiunge a quanto sentito in precedenza un po’ di cazzimma sincopata, anche se il finale vira di nuovo verso il doom. Il brano più desert rock, per amanti di Kyuss, Nebula e derivati, è il quarto, Gerd Müller Song, dedicato al rivale tedesco, Der Bomber per antonomasia, l’implacabile centravanti – purtroppo scomparso di recente – autore del gol che consegnò alla Germania la vittoria con uno dei suoi classici lampi improvvisi, a fine primo tempo. Per contro, il pezzo successivo è Cruijff Turn, che procede dispari e imprevedibile come il dribbling ubriacante da cui prende il titolo, snocciolando al suo interno almeno una manciata di ottimi riff su cui si potrebbero costruire altrettante canzoni. Non si limitano al compitino, i Neeskens: si impegnano sul serio, e si sente. Gronda droga Desert Tulip, lenta e psichedelica, che ci porta a metà strada tra un coffee shop di Utrecht e una spianata di sabbia e cactus a perdita d’occhio in Messico, salvo poi trasformarsi anch’essa in un caos, un incubo, come un uomo in preda al delirio dopo il morso di un serpente a sonagli. Minacciosi e trionfali, i mastodontici riff di Go Johan Go! Kick That Fucking Penalty! ci conducono verso la fine dell’album, fissando il minutaggio complessivo poco oltre la mezz’ora, anche se le tracce sono sette (e ciò dice della durata media piuttosto lunga dei pezzi, come si confà al genere). Il perché dell’esortazione nel titolo, si spiega alla svelta: quel 7 luglio 1974, l’Olanda era passata in vantaggio subito, con un rigore di Neeskens, dopo che Cruijff era stato atterrato fallosamente in area. Neeskens tirò una sassata centrale, a botta sicura. A fine partita, però, il tabellone dirà impietoso 1-2 a favore della Germania Ovest. Triplice fischio, tutti a casa.
E quindi sì, credo sia chiaro: la band cremasca vi potrà piacere se vi piacciono gli imprescindibili Black Sabbath ma anche certo progressive e post rock del nuovo millennio, se amate le colonne sonore visionarie à la Morricone ma anche le sonorità psichedeliche pesanti, se ricordate con un pizzico di nostalgia gli anni Novanta e le band che suonavano con addosso le maglie da calcio e se lo sport più amato e popolare del mondo continua ad appassionarvi, capitalismo nonostante.
Forza Neeskens, calcio totale!
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