The Police – Live @ Twickenham Stadium, Londra, 09/09/2007
Chissà come sarà il concerto di Torino… Nel frattempo vi racconto quello di Londra.
Quando ho deciso di acquistare i biglietti per una data europea non ho avuto dubbi: la prima scelta era Londra. Non li ho trovati subito: ho preso prima Parigi, poi ho trovato Londra e quindi venduto Parigi.
Sono arrivato a Londra sabato mattina e, dopo mezz’ora di metro e pochi minuti per sistemarmi in albergo, mi sono fiondato al 91 della Brick Lane dove la Rough Trade ha aperto da poco un mega negozio di dischi.
Tralascio i particolari ed esco dopo tre ore super soddisfatto, tralascio anche il resto del tempo passato tra un pranzo a Borough Market e un giro a Covent Garden.
Domenica è il grande giorno: un giro ad Hide Park, pranzo a Soho, altro giro a Covent Garden e via verso il Twickenham Stadium.
Alle 20:15 The Police salgono sul palco e il basso di Sting annuncia Message In A Bottle. Ho i brividi, in un secondo mi rivedo mentre salgo il colle del liceo tutti i giorni con il walkman e dentro la cassetta dei Police, sempre! La chitarra di Andy Summers, la batteria di Stewart Copeland, il basso e la voce di Sting mi inducono a pensare che sarà una serata magica, piena di ricordi.
Da Walking On The Moon a Hole In My Life, da Wrapped Around Your Finger a Walking In Your Footsteps e via via tutte le altre, Spirits In The Material World, Can’t Stand Losing You, Don’t Stand So Close To Me, Synchronicity, King Of Pain, De Do Do Do De Da Da Da e poi Roxanne, dove non posso esimermi da un ricordo unico: io, sedicenne, al Palatrussardi, che ascolto Roxanne cantata da Sting e suonata da Clapton.
Si chiude con Every Breath You Take e con un’inaspettata Next To You l’ora e tre quarti musicale più bella della mia vita.
Superba la voce di Sting, perfetta la chitarra di Summers e inarrivabile la batteria di Copeland.
Hanno tenuto il palco benissimo, da soli, tre quasi sessantenni con un passato gloriosissimo e un presente da solisti (vedi Sting) a mio avviso discutibile. Ma questa è un’altra storia: quello che conta è che la band che ascoltavo mentre diventavo grande ha suonato davanti a me (e cinquantacinquemila persone) in un modo che difficilmente potrò dimenticare.
Il lunedì dondolo per Londra felice, musicalmente, come non mai!