Casino Royale – Live @ Fillmore, 16/03/2007
L’ultima volta che ho visto i Casino Royale dal vivo era il 1998, sempre al Fillmore. In realtà erano già sotto il nome Royalize, progetto parallelo che si prefiggeva di suonare i pezzi dei Casino Royale in versione spinta, drum’n’bass live, realizzata con campionatori, batterie elettroniche, basso elettrico e DJ Gruff agli scratch.
C’erano Alioscia e ancora Giuliano Palma.
Fu un concerto unico, quello, perché da lì a poco ci sarebbe stato lo scioglimento definitivo tra i due.
Tra tutti i gruppi italiani, nessuno ha lasciato una traccia indelebile nella storia della musica come i Casino Royale. CRX è tuttora un disco perfetto, difficilmente eguagliabile e, finora, mai raggiunto, nemmeno da mostri sacri (e forse sopravvalutati) come i Subsonica, che a piene mani hanno preso da quell’album.
Oggi è il 16 marzo 2007.
Di tempo ne è passato. Fibrillazione e adrenalina a fiumi. Guadagno il bordo palco come un teenager e da lì non mi schiodo più. Guardo il monolite nero che è l’ampli del basso. Fa paura, là, rialzato. Due master keyboard, una Gibson 335 Gold Edition, batteria che puzza di vinile, due piatti per gli scratch.
Tutto.
Aprono così.
Alioscia con il suo cappellino, cassa e basso che tengono in piedi un suono grasso come non ne sentivo da anni. Il culo si muove, anche per questo pubblico un po’ attempato che non ha mai smesso di rimpiangere i loro spettacoli.
Regalano Dainamaita come secondo pezzo. Per poi inanellare una serie di canzoni da cantare fino a togliersi il fiato. Che se ci penso poi sono tutte quelle che volevamo sentire, da CRX a Sempre Più Vicino, passando per Anno Zero (sbagliata e ricominciata con un reeewind in grande stile, come un MC che si rispetti) e Plastico Mistico. Niente sembra lasciato al caso. Suonano bene, insieme, suonano affiatati.
E la mancanza di Giuliano Palma? Come sono i Casino Royale senza di lui? Questa è la domanda che si sono fatti tutti quanti, prima di arrivare al concerto.
Beh, che ci crediate o meno, non si sente la mancanza. Alioscia è un frontman come non se ne vedono più. Tiene la scena alla grande. E il tastierista in canottiera (gran voce) completa alla grande il quadro.
Ora.
Il concerto dura due ore, forse di più.
L’unico appunto che potrei fare è che Sempre Più Vicino viene suonata senza quel tiro rock che la contraddistingue. Ma ci sta, ci sta tutta.
Ed è bello che, in tutto ciò, la gente si devasti saltando sull’ultimo pezzo, Royale’Sound.
Grandi.
«Son 7000 giorni che io vago qui dentro / Entro tiro i dadi, al gioco mi sono perso / La testa rasata i boots ai piedi / Il primo palco il pogo adrenalina e occhiali scuri…».
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