Rumori Di Fondo – Live @ ¡El Cafetito!, 25/09/2004
Sabato 25 settembre si è chiusa la Festa della Birra del bar ¡El Cafetito! con il concerto serale dei Rumori Di Fondo. La sera precedente avevano suonato i Blackout.
La location è abbastanza estrema: il gruppo ha infatti suonato in strada, davanti al locale.
L’orario è abbastanza estremo: per probabili ragioni di “quiete pubblica”, il concerto è iniziato poco dopo le otto ed è terminato poco prima delle dieci.
L’impianto è abbastanza estremo: per farla semplice, i quattro rocker mi hanno riferito, a fine concerto, di “essersi sentiti” a malapena e, di fatto, dagli amplificatori e non dalle consuete spie (ma a noi del pubblico arrivava un audio tutto sommato buono).
Il bassista Andrea è abbastanza estremo: non solo non si sente bene nel senso del basso, ma non si sente nemmeno bene di salute. Eppure suona. E bene.
Il pubblico è abbastanza estremo: non solo aficionados dei Rumori Di Fondo (amici o conoscenti), ma anche la normale utenza del bar: del resto è pur sempre la Festa della Birra, e c’è chi è venuto a bersi un’altra Mönchshof, di cui ricordo soprattutto il meraviglioso boccale apposito, che più che un bicchierone ricorda una caffettiera con tanto di coperchio. Dal punto di vista dell’affluenza, comunque, la serata mi è parsa soddisfacente: tutti i tavoli e le sedie occupati, con le fan più serie sedute per terra, vicino al non-palco, e gli ascoltatori più moderati in fondo, in piedi.
Durante il primo pezzo, La Chimera Ubriaca, che è la 1 anche nel primo disco, non solo trovo conferma di quanto già pensato ascoltando l’album (e cioè che i ragazzuoli ci sanno fare), ma scopro altre cose. Poiché è la prima volta che li vedo suonare dal vivo, posso apprezzarne la presenza scenica. Ebbene: Andrea ama stare quasi di fianco, con il basso pendente e le gambe larghe; Muke picchia duro sulle pelli e tiene un’espressione molto concentrata; Marco suona la sua Les Paul, colore Vintage Sunburst (grandiosamente rock’n’roll), con grande tranquillità, fa i suoi assoli con cura, dà proprio un senso di professionalità; ma la cosa che mi turba maggiormente è la grande (a tratti inquietante) somiglianza del cantante-chitarrista Stefano (anzi, Stephano, come da grafica del nuovo album) con quel ragazzo che si chiamava Kurt e che con la sua musica ha influenzato un bel po’ di giovani, tra cui di certo anche i Rumori Di Fondo. A maggior ragione gli assomiglia ora, che ha pure la chioma bionda a caschetto scalato, come Kurt ai vecchi MTV Awards del 1992 (immagini che ho rivisto, per coincidenza, proprio il giorno dopo il concerto). E la somiglianza non è solo fisica, ma è anche riferita al modo di suonare e di “stare”, perennemente “nervoso”. In questo ci sono anche un po’ di Godano dei Marlene Kuntz e un po’ di Alberto dei Verdena (soprattutto quando la bocca si distorce prima degli urli).
In ultimo, prima di passare alla musica, il vestiario: clamorosamente grunge. Jeans disfatti, magliette a maniche corte indossate sopra maglie a maniche lunghe, giubbotto pregiatissimo che Andrea si mette quando comincia a fare freschino, Converse d’ordinanza, Marco con t-shirt raffigurante l’angelica copertina del disco. Che i puristi del «Conta solo la musica» vadano pure a casa: io, tra loro quattro conciati così e loro quattro che fanno lo stesso identico concerto ma con addosso la maglia del Parma o i pantaloni Guru, tendo a preferire la prima ipotesi.
Tutto ciò mi viene più o meno in mente tra il primo e il secondo pezzo, che si chiama L’Amantide (io amo i giochi di parole e questo mi sembra molto bello) e che è per me un inedito, poiché inserito nel già citato secondo disco, live, che la band mi ha gentilmente donato prima dell’inizio. Anche la successiva L’Estremo Walzer è nuova alle mie orecchie e tale rimarrà per un bel po’, perché sui due dischi non c’è. Un inedito? Una rarity? Ho chiamato così questo reportage quasi per compensazione, perché è la canzone che ricordo di meno. E che piano piano svanirà, almeno finché non la riascolterò. Ricordo invece perfettamente Massa Spettrale e il devasto musicale a essa correlato. Cudiel, che è al mio fianco, attento ai testi sparati da Stephano, tra i quali «Massa incinta cosa fai?», mi instilla il seguente dubbio: non è che la massa spettrale di cui si parla è il feto che una donna porta in grembo? Nei secondi successivi mi scateno in un trip-delirio interpretativo cerebrale che mi porta a concordare, a malincuore dato l’estremo presomalismo della cosa, con quanto proposto da Cudiel. Però, prima di scrivere ciò che state leggendo, ho avuto invece delucidazioni in proposito: la massa spettrale delle lyrics è la massa amorfa della gente alienata. Più o meno. Sono andato a rileggermi il testo e… Sì, direi che è questo il significato. C’è poi la nuova, bellissima, Come Ingoiare Vetro, che verte sulla tortura e sulla conseguente morte della voce narrante. «Ingoiare vetro / Lo si fa una volta sola».
Velocizzo, perché mi sono reso conto di aver scritto già un bel po’ e ci sarebbero ancora parecchie cose da dire: Non Ha Importanza e Irraggiungibile le conosco e vengono suonate fedeli alle versioni originali; in Fuori Dal Regno, invece, mi pare che Stephano ci metta anche più foga, intonando il refrain in modo letteralmente “furioso”.
Pausa di alcuni minuti.
Si riattacca con Dinamite Nel Cervello, che è nuova e di cui mi sono rimasti impressi i versi «Non ti farei mai del male / Se non fosse necessario», che sono belli maniacali, ma anche la composizione musicale (ma questo si può dire di tanti pezzi: il concetto-base è che le canzoni dei Rumori Di Fondo sono complesse, articolate. Hanno due, tre giri di accordi o riff diversi per ogni canzone, una struttura musicale può essere incorniciata dentro un’altra e a sua volta incorniciarne una terza…).
Poi Il Valore Delle Cose, che è la mia favorita e che vedrei molto bene in versione acustica; Voglio Un Cuore Tutto Nero, anch’essa contenente qualche verso da antologia, soprattutto quelli finali: «Sono abbastanza autodistruttivo e pessimista / Quando serve, ma ciò mi riempie l’anima». Penultima Nervósia, e si chiude (gli ultimi due pezzi in scaletta non vengono eseguiti, forse per ragioni di tempo) con la recente Dentro Al Morbo Del Caos, di cui Cudiel mi fa notare, quasi costernato da tanta vena compositiva, i versi «La nostra malattia / Si avvale di buone scuse / Per deriderci, è virale». La domanda che noi che non scriviamo canzoni ci poniamo è: quand’è che uno si mette lì e scrive una cosa simile?
A fine concerto vado a salutare i ragazzi e consegno loro il disco degli Evamente (espressamente richiesto da Marco), propongo una data unplugged quando vorranno (ho la possibilità di organizzargliela) e ce ne andiamo. Io ho in mano Live In Stagno Lombardo 11 Nove 04, il nuovo disco. Contattate i Rumori Di Fondo e acquistatelo, la cifra è più che simbolica e la musica merita davvero.
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