Under Static Movement - Under Static Movement
Ottimo lavoro, non c’è che dire, questo ep omonimo degli Under Static Movement, quintetto attivo da alcuni anni e di formazione piacentina/cremonese. I cinque pezzi inclusi (On Your Own, Under Pressure Living, F.Y.B., Because Of You, Fallen Again), del tutto omogenei a livello di sound e concezione, sono un potente concentrato di nu metal parecchio melodico ed emozionale, come degli A Perfect Circle dal cuore infranto o dei Deftones in botta romantica, oppure ancora, a guardarla dall’altro lato, quello “emo” (che diavolo, mi si passi il termine. Vent’anni fa i Fugazi erano emo, dieci anni fa gli At The Drive-In erano emo, adesso non so più chi, insomma, le alternative sono due: mettersi d’accordo, o fottersene), i migliori 30 Seconds To Mars (erroneamente etichettabili come rock da MTV e invece gruppo con un suo dignitoso percorso). Rispetto a questi gruppi, però, gli Under si intestardiscono meno sulle ritmiche downtempo, non disdegnando una certa velocità, sia nell’esecuzione sia proprio nei bpm, in svariati momenti del cd.
Bisogna innanzitutto riconoscere un fatto: i ragazzi (Gianpaolo Cirrito, voce; Alberto Bonelli, chitarra; Riku Jääskeläinen, chitarra; Alessio Guarnieri, batteria; Federico Bricchi, basso) suonano come dei professionisti. Il livello tecnico non è dissimile da quello di un album a tutti gli effetti, tanto che questa uscita su cd è distinguibile da un disco “vero” solo per la durata dimezzata. Contributo notevole lo dà comunque la produzione, che definire massiccia è poco: i pezzi, registrati all’Hate Studio (in provincia di Vicenza), hanno l’impatto che vogliono avere, e che connota in buona sostanza il genere musicale di riferimento: scossa sismica di batteria e basso, chitarre delicate e metalliche nelle introduzioni, poi tremendamente grosse e secche quando si entra nel vivo delle canzoni, mentre la voce è molto sbilanciata sul pulito – a volte con l’utilizzo di sovraincisioni ed effetti – anche nei ritornelli urlati. Gli episodi migliori sono forse Under Pressure Living e Fallen Again, ma si tratta di gusto personale: sono di fatto le due melodie che più mi convincono come ricamo del granitico, e sostanzialmente immutabile, impianto sottostante.
Senza nulla togliere agli altri strumentisti, sono le parti di batteria ad apparirmi come decisive, quelle cioè che fanno fare il salto di qualità al disco: senza che Alessio si inventi nulla di trascendentale o particolarmente innovativo, la sua batteria risulta comunque – nel suo campo – perfetta. Ogni colpo di cassa, le mitragliate di rullo sulle stoppate e i cambi di tempo marcano in positivo tutti i brani.
La potenziale critica al disco è la solita che investe questo tipo di crossover: una scarsa varietà tra un pezzo e l’altro, dovuta a “paletti” di genere troppo pressanti. In effetti, anche i testi (rigorosamente in inglese) sono abbastanza ancorati a quelli già ricorrenti nel filone: pressione/depressione, necessità di fuga, crisi, sofferenza sentimentale ecc. Eppure, quando, a fronte dei pochi rischi presi a livello di sperimentazione, sia essa musicale o nelle lyrics, il prodotto raggiunge questa qualità, non resta che fare i complimenti alla band e augurarle di riscuotere sempre maggiori consensi.
Plauso finale alla copertina, priva di scritte, del tutto efficace nel messaggio e nell’atmosfera che sa creare prima dell’ascolto.
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